venerdì 5 agosto 2011

Persino la festa patronale nelle mani del clan Polverino

Salvatore Liccardi, detto "Pataniello"
(Pubblicato su Cronache di Napoli il 3 agosto 2011)

QUARTO (Alessandro Napolitano) – Le mani della camorra sulla festa patronale della città. Emergerebbe anche questa sconcertante verità dagli atti dell’inchiesta “Polvere”, culminata con l’emissione di 40 ordinanze di custodia cautelare in carcere, eseguite in gran parte lo scorso 3 maggio. La festa è quella di Santa Maria, santa patrona di Quarto, mentre il clan è quello dei Polverino, in particolare l’ala quartese dell’organizzazione criminale. Secondo gli uomini dell’Antimafia che hanno curato le indagini sul clan che fa capo al boss Giuseppe Polverino, uno dei presunti affiliati, Salvatore Liccardi detto Pataniello, 37 anni e irreperibile dal giorno del blitz, parla con colui che una volta era il suo “superiore”. In un’intercettazione, il 37enne conversa con Roberto Perrone, attualmente detenuto. Secondo gli inquirenti non ci sono dubbi. Salvatore Liccardi "nella circostanza confessa inconsapevolmente di essere responsabile di atti estorsivi nei confronti degli organizzatori dei festeggiamenti in occasione della ricorrenza della santa patrona di Quarto, santa Maria". Ma la conversazione tra Liccardi e Perrone, sempre secondo l’Antimafia partenopea, avrebbe anche un altro significato. E’ nel corso dello scambio di battute tra i due, infatti, che Pataniello descriverebbe a Roberto Perrone i nuovi assetti del clan, cambiati durante il periodo di carcerazione dello stesso Perrone. Secondo l'Antimafia, Salvatore Liccardi "riferisce grazie all’utilizzo di sopranomi e termini criptici a comunicare al Perrone che l’attuale reggente del clan Polverino è Cammarota Salvatore e che i suoi più fidati luogotenenti sono egli stesso e Simioli Giuseppe". Salvatore Cammarota è stato arrestato lo scorso 15 luglio, dopo essere sfuggito all’arresto il 3 maggio scorso. Si parla poi di “declassamenti” e “promozioni” all’interno del clan, nel frattempo succedutisi in assenza di Perrone. A decretare le ascese e le bocciature all’interno dell’organizzazione sarebbe “zia Carmela” che, sempre secondo gli investigatori, altro non è che Giuseppe Polverino, alias Peppe ‘o barone. Durante un'altra conversazione intercettata dalle forze dell'ordine, uno dei presunti affiliati al clan parla con Perrone dell'ascesa di Cammarota all'interno dell'organigramma: "Il “Nennillo” qua te lo ricordi piccolino? Quello ha conosciuto ora l’ha conosciuto…il Papa l’ha conosciuto…". Anche su questo punto gli inquirenti non hanno dubbi: "Evidentemente, anche in questo caso il riferimento al Papa deve essere letto con riguardo alla posizione apicale del Polverino Giuseppe che, evidentemente, ha avallato la crescita criminale del Cammarota, conoscendolo, vocabolo che, in gergo criminale attribuisce una sorta di riconoscimento formale del ruolo all’interno del clan". A conferma dei mutati assetti all’interno del clan ci sono anche alcune dichiarazione del pentito Domenico Verde: “Al primo posto nell’organigramma del clan vi è ovviamente Polverino Giuseppe detto ‘o barone o anche ‘o zio oppure zio Antonio. Al secondo posto indubbiamente vi è Cammarota Salvatore detto gioiello o anche gioia".