sabato 21 luglio 2012

Movida, il sindaco dichiara guerra all'alcol

(Pubblicato su Il Mattino del 20 luglio 2012) 

di ALESSANDRO NAPOLITANO - Blitz notturni anche nei giorni infrasettimanali, ben oltre l'orario di servizio e con diverse pattuglie al seguito. E' questa l'ultima strategia messa a punto dalla polizia municipale contro la movida selvaggia. Il comandante Carlo Pubblico, dopo una serie di briefing con i diversi capitani che ha a disposizione, è tra coloro che nelle ultime notti è sceso in strada, anche a piedi, controllando locali e pattugliando nei vicoli del centro storico. Dopo il blitz di pochi giorni fa nelle strade che corrono attorno all'area portuale, ora è toccato al lungomare. In particolare i controlli hanno riguardato corso Umberto e via Napoli, spingendosi fino al confine con Bagnoli. E' qui che si concentra il magggior numero di discoteche. «La Pietra», questo il nome del tratto di strada in cui insistono più locali notturni a pochi metri l'uno dall'altro. Nella notte tra mercoledì e giovedì diverse pattuglie dei caschi bianchi hanno effettuato una vera e propria «visita a sorpresa». Nei giorni infrasettimanali il turno di lavoro degli agenti della municipale dovrebbe finire attorno alle 22. Si sono invece trattenuti fino alle 3 di notte. Ad essere passate al setaccio diverse discoteche, nelle quali però non sono state riscontrate irregolarità, soprattutto rispetto al numero massimo di clienti consentiti. Se all'interno non sono emerse criticità, è stato in strada che gli agenti hanno avuto maggior da fare. Record per quanto riguarda le rimozioni di auto in divieto di sosta, tutte parcheggiate all'esterno dei numerosi locali. Ben 15 le vetture portate via dai carroattrezzi, mentre una valanga di contravvenzioni si è abbattuta su 70 automobili. Numeri da record per la nuova strategia della municipale: cogliere di sorpresa chi durante la settimana non si aspetta controlli a tappeto di questa entità. Nei guai anche un parcheggiatore abusivo, uno dei tanti «forestieri» che scelgono Pozzuoli come zona di lavoro ideale, con chilometri di strade trafficate a disposizione, dal confine con Napoli fino a Lucrino. Con sé aveva circa 50 euro, denaro immediatamente sequestrato. Doppio verbale da 1226 euro per chi era venuto da Secondigliano per guadagnare illecitamente nella zona flegrea. Un caso non isolato. Castel Volturno, Fisciano, Marcianise. Arrivano da qui, in molti casi, gli abusivi della sosta. Poche ore di lavoro a via a casa anche con 100 euro di guadagno in una sola notte. Intanto si attende la «stretta» dell'amministrazione: stop alla vendita di bibite in vetro e via gli scooter dal centro storico.   

giovedì 19 luglio 2012

Multiservizi, dipendenti in agitazione. Torna l'incubo rifiuti

(Pubblicato su Il Mattino del 18 luglio 2012) 

di  ALESSANDRO NAPOLITANO - Tornano i rifiuti in strada e con essi cattivi odori e scene che riportano alle crisi più acute vissute negli anni scorsi. A bloccare la raccolta della spazzatura sono i dipendenti della Quarto Multiservizi, società ad azionariato comunale che ha visto di recente il cambio al vertice, arrivato dopo mesi di impasse e di polemiche. Per il nuovo amministratore unico della società, Giuseppe Napolitano, subito una nuova grana. E' quella riguardante gli stipendi dei lavoratori della Multiservizi, giacenti e non ancora elargiti. In appena 24 ore di stato di agitazione, Quarto è tornata a riempirsi di sacchetti ovunque. A «pagare» ci sono anche i cittadini virtuosi, qualli che da mesi stanno portando avanti la differenziata «porta a porta». All'esterno dei parchi privati i cassonetti per la frazione umida e per il «secco» sono pieni ben oltre la loro capacità. In tutti i punti della città la diferenziata è al collasso. Impossibile gettare la spazzatura più maleodorante, quella «umida». Non c'è spazio. Ed ecco chi decide di sopportarne la puzza conservando i sacchetti in casa. Chi invece preferisce gettarli ugualmente, anche se i bidoncini dedicati sono strapieni. Si rischia la paralisi se la situazione non dovesse sbloccarsi. Questa la «minaccia» dei lavoratori che ieri mattina hanno incrociato le braccia. «Siamo stanchi di essere trattati in questo modo - lamentano gli operai - Dovevamo prendere lo stipendio di giugno già da parecchio tempo, ma nonostante le promesse nulla ancora è arrivato. Tra di noi c'è chi si è trovato nel periodo di ferie senza potere beneficiare dell'ultimo assegno. Noi siamo qui, pronti a lavorare, ma vogliamo rassicurazioni». Non ci sono soltanto gli stipendi arretrati ad aver fatto andare su tutte le furie i lavoratori addetti alla raccolta dei rifiuti. «A parte l'aspetto economico, comunque importantissimo, i nostri amministratori devono capire che non possiamo lavorare senza le dovute misure di sicurezza e igieniche. Sono tre anni che non cambiamo l'abbigliamento di lavoro estivo. I mezzi? Sono lerci». Un focolaio pronto ad esplodere, dunque.  Raccolta ferma da una parte, lavoratori arrabbiati dall'altra. In mezzo una città tornata sporchissima. A rispondere ai dipendenti in agitazione è l'amministratore, Napolitano: «Ciò che hanno fatto questi lavoratori non era stato nè autorizzato nè comunicato in anticipo. Si tratta di una sospensione del servizio fuori regola. Agirò con fermezza. Appena lunedì avevo avuto rassicurazioni circa il pagamento degli stipendi. Per questa mattina avrebbero avuto tutto, ed invece hanno bloccato la raccolta. Tutto è stato dovuto ad un inghippo alla Camera di Commercio. Il  nuovo certificato camerale della società non era ancora pronto. Ora si è sbloccato tutto ma, nonostante avessi informato i lavoratori del buon esito dell'operazione, hanno agito così». Napolitano, poi, individua coloro che sarebbero i responsabili della vertenza: «Non è colpa dei sindacati, ma di alcuni loro delegati interni che trovano solo scuse. Sanno bene che ho già provveduto ad ordinare i nuovi indumenti. I mezzi li trovano sporchi? Per quanto mi riguarda sono più puliti della mia auto». Gli operai, intanto, minacciano di proseguire lo stato di agitazione. Sullo sfondo restano gli annosi problemi di una società sempre sotto accusa, nonostante gli innumerevoli «cambi della guardia» al vertice. I revisori dei conti stanno esaminando nuovamente le «carte». Il contenzioso con il comune è fermo al palo. Tutto mentre il sindaco Giarrusso ha rassegnato in maniera irrevocabile le proprie dimissioni. 

mercoledì 18 luglio 2012

Si getta in mare per salvare due giovani, muore annegato

 Ernesto Cuordifede (a sinistra)
(Pubblicato su Il Mattino del 17 luglio 2012) 

di ALESSANDRO NAPOLITANO - Doveva essere un lunedì come tanti altri, da trascorrere al mare e lontano dagli impegni di lavoro. Ernesto Cuordifede, idarulico da 20 anni, come ogni inizio settimana era andato nello stesso posto assieme agli amici di sempre, ma questa volta con lui è voluta venire anche la nipotina di appena 5 anni. La tragedia è avvenuta davanti agli occhi della piccola che però è ancora ignara di tutto. La notizia è arrivata al civico 3 di via Carlo Carrà, a Monterusciello, nel giro di poco. Un quartiere dove si conoscono tutti. Ernesto si era trasferito qui assieme alle due sorelle, Francesca di 32 anni e Angela di 38. Era il 1985. Il bradisismo costringe l'intera famiglia a lasciare via Napoli. C'è anche il padre, Gennaro e la madre Attilia. Sarà qui che Ernesto si farà presto conoscere nel quartiere. «Era un amante del calcio e del Napoli in particolare - racconta Salvatore, uno degli amici che era con il 35enne al momento della tragedia - Ma gli piaceva soprattutto giocare. Era probabilmente l'attaccante più forte di Monterusciello. Durante l'ultimo torneo fece un goal su sforbiciata che lasciò di stucco tutti. Vincemmo grazie a quel goal». Partite giocate e viste in tv, come racconta Gennaro: «Guardare le partite del Napoli con Ernesto era una tradizione. Un appuntamento fisso per ritrovarci tutti assieme davanti alla tv. Non sarà più così». Inizia presto a lavorare Ernesto. Finite le scuole medie intraprende il mestiere tramandatogli dal padre, quello di tubista. Non resterà a Pozzuoli. Viene infatti assunto in un'azienda di Torino, ma poi è costretto a ritornare a Monterusciello, dove l'attende un'altra occasione di lavoro. Nel Rione Terra lavorerà in subappalto per diverso tempo, fino alla chiusura del cantiere avvenuta nel dicembre scorso. In attesa di una nuova possibilità, Ernesto non sta mai fermo. Lavora come idraulico nelle case private. Il lunedì però ce lo ha libero. «Non ha mai litigato con nessuno - racconta in lacrime Fabio, altro suo amico - Lo vedevi di prima mattina ed era già sorridente. Voleva sempre aiutarti a fare qualcosa, ti chiedeva se avessi bisogno. Questo suo lato lo ha tirato fuori anche quando ha visto i due ragazzini in difficoltà. Sarebbe stato inutile trattenerlo. Lui era fatto così, doveva correre a dare una mano, sempre». 

martedì 17 luglio 2012

Case occupate, il comune chiede i danni

(Pubblicato su Il Mattino del 16 luglio 2012) 

di ALESSANDRO NAPOLITANO - Hanno occupato per anni alloggi popolari senza averne alcun titolo. Dal comune, però, arrivano le prime richieste di risarcimento dei danni. Tra chi dovrà rimborsare l'ente locale e provvedere al pagamento delle spese processuali c'è anche chi è stato condannato per camorra a pene severissime. Ferdinando Aulitto, «storico» affiliato al clan Longobardi-Beneduce, sta scontando una condanna a 20 anni di carcere per associazione di stampo mafioso, estorsione e spaccio di stupefacenti. Per lui, però, le «noie» con la giustizia non finiscono qui. Dovrà infatti rimborsare il comune di Pozzuoli di 1500 euro per aver occupato un immobile nel quartiere di Monterusciello. Con lui tanti altri, soprattutto donne, che hanno occupato case nel popoloso quartiere, abitazioni destinate in realtà ai meno abbienti. Altro quartiere teatro di occupazioni abusive è Toiano, roccaforte del clan. Il 18 luglio ed il 12 ottobre prossimi inizieranno altri due processi penali a carico di altrettante donne, imputate per occupazioni di abitazioni, in via Seneca e via Verga. Il comune ha deciso di costituirsi parte civile in entrambi i procedimenti. I legali dell'ente locale, in caso di condanne, chiederanno dunque un risarcimento danni. Tutto mentre sono in corso le richieste di riscossione delle spese processuali per altri numerosi casi riguardanti le occupazioni abusive di alloggi  popolari. In diversi casi si tratta di persone legate alla criminalità organizzata. Parenti e amici stretti  di affiliati al clan hanno dunque trovato «spazio» in cui vivere, sottraendolo però a chi ne avrebbe diritto. Il pugno duro del comune, però, sta arrivando fin dentro le aule di tribunale. Un segnale forte che si era già fatto sentire durante l'abbattimento di diverse proprietà della famiglia Pagliuca, considerata il braccio destro del boss Gennaro Longobardi. Mentre stava per aprirsi il processo a loro carico nel marzo dello scorso anno(che avrebbe visto la condanna dell'intera famiglia, con pene tra i 18 e i 20 anni di galera) le ruspe buttarono giù tutti i loro immobili nel rione Toiano. Oltre 2mila metri quadrati, tra rimessaggi per imbarcazioni, autolavaggi, garage e persino un ristorante dal nome «eloquente», Il Club degli Amici. Erano tutti detenuti  i componenti della famiglia Pagliuca mentre veniva eseguita la sentenza di abbattimento. Un vero e proprio simbolo di illegalità, ridotto in polvere in pochi giorni. Anche loro, i Pagliuca, avevano occupato aree di proprietà del comune per dar vita ad attività economiche redditizie. Non fu facile arrivare all'abbattimento, tra carte bollate e sequestri giudiziari. Il comune di Pozzuoli, però mostrò i muscoli, proprio come ora, con le richieste di danni nei confronti anche di camorristi che hanno preso possesso di abitazioni popolari.

sabato 7 luglio 2012

Auto contro camion, muore 20enne. L'autista tenta la fuga

La Fiat Punto sulla quale viaggiava la 20enne morta sul colpo
(Pubblicato su Il Mattino del 7 luglio 2012) 


Alessandro Napolitano - Non ha avuto alcuna possibilità si salvarsi la ragazza di 20 anni che ieri mattina è stata travolta in pieno da un camion, mentre si trovava al volante della sua auto. Marilisa Di Fraia, residente a Bacoli in viale Olimpico, è morta sul colpo. L'autista del mezzo pesante, inizialmente dato per «fuggitivo», è stato poi rintracciato all'ospedale Santa Maria delle Grazie, ricoverato per un trauma cranico. Si tratta di un addetto alla raccolta dei rifiuti del comune di Pozzuoli, S.Z. di 47 anni. Con lui, però, c'era il figlio di 19 anni. Al volante del mezzo pesante potrebbe esserci stato lo stesso figlio. E' questa l'ipotesi più «battuta» dai caschi bianchi e su cui si sta indagando. Sono le 8 quando la Fiat Punto guidata da Marilisa Di Fraia imbocca via Monte Nuovo Licola Patria. Si sta recando al lavoro, in un bar del litorale. In direzione opposta viaggia un Iveco Turbozeta. Il camion invade completamente la corsia opposta, finendo frontalmente contro la Punto guidata dalla 20enne e addirittura terminando la sua corsa al di sopra dell'utilitaria. Un impatto violentissimo che non lascia scampo alla giovane donna. E' stato necessario l'intervento dei vigili del fuoco, arrivati dal distaccamento di Monterusciello, per estrarre dall'auto il corpo oramai senza vita della donna. Oltre all'eventuale «fuga» del camionista nei convulsi attimi immediatamente successivi al terribile impatto, c'è da stabilire chi era alla guida. Il 47enne ha raggiunto l'ospedale puteolano grazie all'aiuto di un altro automobilista. Così ha raccontato a chi lo ha già ascoltato. Non sarebbe quindi rimasto sul posto dopo lo schianto. Potrebbe anche aver deciso di farsi medicare al pronto soccorso una volta acclarato il decesso della giovane donna. Saranno le ulteriori indagini a stabilire se possa essere ipotizzato il reato di omissione di soccorso. Il vero«giallo» però riguarda la presenza del figlio del dipendente comunale sul mezzo pesante. L'ultimo familiare della 20enne a cui è stata comunicata la tragica notizia è stata la madre, la stessa che ha provato inutilmente a contattarla al cellulare dopo l'incidente. Il suo telefono, infatti, ha squillato più volte, proprio durante le operazioni di estrazione dall'auto della giovane donna.