mercoledì 18 luglio 2012

Si getta in mare per salvare due giovani, muore annegato

 Ernesto Cuordifede (a sinistra)
(Pubblicato su Il Mattino del 17 luglio 2012) 

di ALESSANDRO NAPOLITANO - Doveva essere un lunedì come tanti altri, da trascorrere al mare e lontano dagli impegni di lavoro. Ernesto Cuordifede, idarulico da 20 anni, come ogni inizio settimana era andato nello stesso posto assieme agli amici di sempre, ma questa volta con lui è voluta venire anche la nipotina di appena 5 anni. La tragedia è avvenuta davanti agli occhi della piccola che però è ancora ignara di tutto. La notizia è arrivata al civico 3 di via Carlo Carrà, a Monterusciello, nel giro di poco. Un quartiere dove si conoscono tutti. Ernesto si era trasferito qui assieme alle due sorelle, Francesca di 32 anni e Angela di 38. Era il 1985. Il bradisismo costringe l'intera famiglia a lasciare via Napoli. C'è anche il padre, Gennaro e la madre Attilia. Sarà qui che Ernesto si farà presto conoscere nel quartiere. «Era un amante del calcio e del Napoli in particolare - racconta Salvatore, uno degli amici che era con il 35enne al momento della tragedia - Ma gli piaceva soprattutto giocare. Era probabilmente l'attaccante più forte di Monterusciello. Durante l'ultimo torneo fece un goal su sforbiciata che lasciò di stucco tutti. Vincemmo grazie a quel goal». Partite giocate e viste in tv, come racconta Gennaro: «Guardare le partite del Napoli con Ernesto era una tradizione. Un appuntamento fisso per ritrovarci tutti assieme davanti alla tv. Non sarà più così». Inizia presto a lavorare Ernesto. Finite le scuole medie intraprende il mestiere tramandatogli dal padre, quello di tubista. Non resterà a Pozzuoli. Viene infatti assunto in un'azienda di Torino, ma poi è costretto a ritornare a Monterusciello, dove l'attende un'altra occasione di lavoro. Nel Rione Terra lavorerà in subappalto per diverso tempo, fino alla chiusura del cantiere avvenuta nel dicembre scorso. In attesa di una nuova possibilità, Ernesto non sta mai fermo. Lavora come idraulico nelle case private. Il lunedì però ce lo ha libero. «Non ha mai litigato con nessuno - racconta in lacrime Fabio, altro suo amico - Lo vedevi di prima mattina ed era già sorridente. Voleva sempre aiutarti a fare qualcosa, ti chiedeva se avessi bisogno. Questo suo lato lo ha tirato fuori anche quando ha visto i due ragazzini in difficoltà. Sarebbe stato inutile trattenerlo. Lui era fatto così, doveva correre a dare una mano, sempre». 

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