domenica 28 ottobre 2012

Casa della Maternità mai aperta, ma in ospedale è record di cesarei. La struttura realizzata con oltre un milione di euro. L'Asl 2 ne farà uffici

Record di parti cesarei a Pozzuoli
(Pubblicato su Il Mattino del 25 ottobre 2012)

di ALESSANDRO NAPOLITANO  Quasi due donne su tre fanno ricorso al parto cesareo, facendo crollare verticalmente il dato percentuale dei parti naturali e tutto mentre la Casa della Maternità, realizzata da anni, rischia ora di sparire. Risucchiata
dall'esigenza di ottimizzare gli spazi e ridurre i costi. Lì dove dove ci sarebbero dovuti essere letti per le donne in procinto di partorire e un ambiente familiare del tutto simili ad un'abitazione, presto verranno realizzati uffici amministrativi. Saranno quelli dell'ospedale Santa Maria delle Grazie di cui la Casa della Maternità è un'appendice posta a pochi metri di distanza. Doveva essere lo «strumento» per cercare di arginare il fortissimo aumento del numero di parti cesarei che a Pozzuoli non ha fatto altro che aumentare negli ultimi 10 anni. Oggi nella città flegrea il ricorso al cesareo viene scelto dal 62 per cento delle donne, mentre la media nazionale è attorno al 38. Dietro, ovviamente, ci sono costi a carico del Servizio Sanitario Nazionale sempre crescenti. Nonostante le direttive del Ministero della Salute che già nel 2001 intendeva porre un freno ai parti non fisiologici. La giunta Regionale, meno di un anno fa, si era espressa nella stessa direzione, recependo quanto contenuto nelle «Linee di indirizzo per la promozione ed il miglioramento della quantità, della sicurezza e dell’appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo». La Casa della Maternità di Pozzuoli nasceva proprio su queste basi. Costo totale 1.260.756 euro, di cui poco più di un milione finanziato da Palazzo Santa Lucia ed il restante con fondi Asl. Nel 2004 la posa della «prima pietra». Quattro anni più tardi la struttura era pronta a far nascere, una volta a regime, anche 500 bimbi l'anno. Di bambini, però, non ne sarebbero mai nati in quella sede. Pochi mesi dopo la consegna degli arredi, infatti, l'Asl decise che provvisoriamente lì andavano collocati i letti del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura. Sarebbero dovuti rimanere per 90 giorni. Ed invece di anni ne sarebbero trascorsi altri due, fino al settembre del 2010. La struttura tornò ad essere la stessa per la quale era nata. Soltanto in teoria, però. In pratica le cose sono andate ben diversamente. La «maglia nera» del parto cesareo la indossa Pozzuoli, paradossalmente tra i pochi comuni ad essersi dotato di una struttura che avrebbe dovuto promuovere il parto fisiologico, oramai dimenticato da puerpere e medici da queste parti. Il «ritorno all'antico» aveva come obiettivo il raggiungimento del 20 per cento di parti cesarei. Oggi il dato è di tre volte superiore. La direzione centrale dell'Asl Napoli 2 Nord si appresta a mettere lì parte dei suoi uffici amministrativi, cambiando di fatto la destinazione iniziale della struttura. Alla base della decisione ci sarebbe soprattutto la carenza di personale specializzato che sarebbe stato gestito dal Dipartimento Materno Infantile dell'azienda sanitaria. Servivano almeno 12 ostetriche, 6 infermieri e 6 assistenti  tecnico-amministrativi, con la presenza diurna di almeno uno psicologo, di un assistente sociale e degli addetti alla pulizia. Esigenze e costi a cui l'Asl non può farvi fronte. Dai piani alti dell'azienda sanitaria fanno però sapere che la Casa del Parto non sparirà e che si tratta soltanto di una scelta provvisoria.

venerdì 26 ottobre 2012

Sciopero selvaggio, treni fermi: Sepsa nel caos. Allarme sicurezza, dopo il deragliamento i dipendenti restano a casa. L'azienda: valuteremo sanzioni

Uno dei "cartelli" apposti alle stazioni Cumana e Circumflegrea
(Pubblicato su Il Mattino del 25 ottobre 2012)

di ALESSANDRO NAPOLITANO «Il servizio è sospeso per problemi tecnici». E' stato questo il laconico comunicato che in migliaia, ieri mattina, hanno letto all'ingresso delle stazioni delle due linee su ferro della Sepsa: Cumana e Circumflegrea. A decretare lo stop totale ai treni sono stati alcuni lavoratori dell'azienda dopo quanto accaduto il giorno prima alla stazione Cappuccini di Pozzuoli, con un convoglio deragliato e finito contro una banchina. Nessuno sciopero concordato con le sigle sindacali nè tantomeno preavvisi agli utenti. Studenti e lavoratori si sono dovuti arrangiare alla meno peggio per raggiungere le proprie destinazioni. «Mancanza di materiale» si leggeva altrove, tra le 32 stazioni rimaste deserte per l'intera mattinata. Lo sciopero selvaggio è iniziato dalle prime corse dei treni ed è proseguito fino alle 12 e 30. Inutile chiedere informazioni a chi era rimasto nelle biglietterie o di presidio ai passaggi a livello: «Non sappiamo nulla». E nulla hanno saputo anche le sigle sindacali. «Siamo contrari a queste forme di protesta - spiega Mario Salsano, segretario generale della Filt Cgil Campania - proteste che non fanno altro che mettere gli uni contro gli altri  lavoratori e utenti, verso cui nutriamo massimo rispetto. Non sapevamo di questa forma di sciopero. Siamo per il rispetto delle regole e non ci sono stati nè preavvisi nè accordi. Comprendiamo la rabbia dei lavoratori, ma non  sono questi i modi». Una stop alle corse per decine di treni, che di fatto ha lasciato a piedi migliaia di utenti, ma «giustificato» dai dipendenti che hanno incrociato le braccia per questioni di sicurezza. La paura tra i lavoratori è che quanto accaduto martedì possa ancora ripetersi. A pagare, però, è stata soprattutto l'utenza, già messa a dura prova da continui ritardi e problemi di natura tecnica agli elettrotreni. La Sepsa, intanto, sta decidendo il da farsi: «Stiamo valutando ogni singola posizione dei lavoratori che hanno bloccato un servizio pubblico. L'azienda deve evitare ad ogni costo che ciò avvenga, sforzandosi per garantire all'utenza il servizio, ma anche per evitare pericolose tensioni sociali». Tensioni che ieri mattina sono state evidenti all'esterno delle stazioni, con viaggiatori inferociti per uno stop deciso all'improvviso e senza alcuno accordo con i sindacati. Furioso anche il sindaco di Bacoli Ermanno Schiano che ha chiesto spiegazioni alla società di trasporti su quanto è accaduto lungo le due linee gestite dalla Sepsa. Intanto proseguono i rilievi tecnici sul convoglio deragliato, «trasferito» in officina. Da chiarire ancora le cause del grave incidente, fortunatamente senza feriti. In Procura è è stata inviata anche un'informativa redatta dal commissariato di polizia di Pozzuoli su quanto accaduto. Al momento non risultano ipotesi di reato. Restano in piedi le tre «piste»: guasto meccanico ad uno dei carrelli ruote; oggetto di grosse dimensioni finito sui binari o cedimento della massicciata. Quest'ultimo avrebbe potuto comportare una flessione dei binari al momento del passaggio del convoglio e la conseguente «uscita di sede» del treno. 

giovedì 25 ottobre 2012

Cumana choc, il treno "sale" sulla banchina. Terrore a Pozzuoli: carrozza deraglia entrando in stazione. Nessun ferito, rabbia e polemiche

Passeggeri "in fuga" dal treno appena deragliato
(Pubblicato su Il Mattino del 24 ottobre 2012)

di ALESSANDRO NAPOLITANO Un forte boato, il treno che si arresta salendo sulla banchina e inclinandosi di alcuni gradi su un fianco. La paura è stata molta sul convoglio diretto a Montesanto che alle  14.28 ha arrestato la propria corsa a circa 30 metri dalla stazione Cappuccini. Fortunatamente nessuno tra gli oltre cento passeggeri che in quel momento stava viaggiando sul treno è rimasto ferito. Soltanto un grosso spavento che però ha riguardato anche le tante persone che abitano nelle palazzine che costeggiano le linea ferrata, ad un passo dal lungomare di via Napoli. Il rumore sordo e le forti vibrazioni arrivate a far tremare le pareti delle case ha fatto pensare al peggio. Non si trattava però di una scossa di terremoto. Nessun fenomeno di bradisismo, ricordo diffile da cancellare da queste parti. Chi si è affacciato alla finestra ha invece notato i passeggeri che si allontanavano dal treno in tutta fretta, anche se il pericolo era oramai passato. Cosa abbia causato il deragliamento lo si potrà sapere con certezza soltanto una volta che il convoglio sia arrivato in cantiere. Le operazioni di rimozione sono iniziate un paio d'ore dopo l'incidente. Intanto da piazzetta Cumana veniva subito attivato il servizio «navetta» sostitutivo. L'intera tratta compresa tra le stazioni di Pozzuoli e Gerolomini è stata ovviamente chiusa al traffico. Il treno, secondo quanto è stato ricostruito fino ad ora dai tecnici, viaggiava a bassissisma velocità. Era in procinto di fermarsi alla stazione e già in fase di frenata, concomitanza che ha contribuito a far sì che nessuno riportasse ferite. Danneggiata invece la banchina e una pensilina. Il treno si è inclinato sul lato opposto a quello che ha invece colpito in pieno il marciapiede in cemento. Escluso che il deragliamento sia stato dovuto ad un guasto ad uno scambio. Nel tratto interessato dall'incidente, infatti, si è in «piena linea», così come hanno spiegato i tecnici. Due, a questo punto, le ipotesi: un oggetto di grosse dimensioni finito sui binari o un guasto meccanico ad uno dei «carrelli ruota». Come detto, sarà soltanto dopo che il convoglio arriverà in officina che verrà fugato ogni dubbio. Ad uscire dai binari è stato il vagone di coda del treno di testa. In quel momento, infatti, viaggiava un convoglio doppio, come sempre all'ora di punta. Sotto accusa, ancora una volta, finisce la vetustà della linea ferrata e dei treni. Una tratta «maledetta» quella puteolana della linea Cumana. Il 20 giugno scorso un treno «tecnico» deragliò poco prima della galleria Monte Olibano, tra le stazioni Dazio e Gerolomini. Nessun operaio rimase ferito. Il 27 marzo un principio d'incendio ad uno dei pantografi mise in fuga centinaia di passeggeri all'interno della stessa galleria. Quattro invece i feriti nel marzo del 2008, quando un'auto venne travolta in pieno da un treno. Nel luglio del 1972 l'incidente più grave, con tre morti e decine di feriti, dopo lo scontro frontale tra due convogli. «Ho verificato di persona che per un puro e fortuito caso non si è registrata una tragedia - spiega il sindaco di Pozzuoli, Vincenzo Figliolia - Pur comprendendo le enormi difficoltà economiche della Regione e gli sforzi che sta compiendo il governatore Caldoro per risolvere il deficit, esprimiamo la nostra preoccupazione sullo stato generale di manutenzione dei convogli e della linea ferroviaria. Non è ammissibile varare altri tagli che vanno a colpire la manutenzione e, di riflesso, la sicurezza di utenti e lavoratori della Sepsa». «Non è possibile che studenti, lavoratori e famiglie debbano rischiare la propria incolumità viaggiando su linee di trasporto ormai insicure ed obsolete - dichiara il sindaco di Bacoli, Ermanno Schiano - Nel 2012 non possiamo più accettare tanta precarietà».

venerdì 19 ottobre 2012

Maxiparcheggio verso l'apertura, all'inizio sarà gratis. Il 27 in via Gerolomini

Non ancora decide le tariffe, per i primi 10 giorni sarà gratis
(Pubblicato si Il Mattino del 18 ottobre 2012)

di ALESSANDRO NAPOLITANO (Pozzuoli) Verrà aperto alle auto il 27 ottobre, dopo anni di attesa e infinite polemiche. Il parcheggio multipiano di via Gerolomini in realtà è stato completato già da tempo, ma non ha mai superato i collaudi effettuati dalla commissione regionale. Ora tutto è pronto. Poco più di una settimana, dunque, per l'offerta di ben 330 posti auto su uno dei nodi nevralgici della viabilità puteolana. E' ancora allo studio la «formula» che adotterà l'amministrazione comunale per ciò che riguarda le tariffe. Inizialmente il parcheggio sarà fruibile in maniera del tutto gratuita. Il periodo di sperimentazione, però, non dovrebbe superare i dieci giorni. Si passerà poi alla sosta a pagamento. Attualmente, in tutta la città, la tariffa di sosta sulle «strisce blu» è di un euro all'ora. All'interno del parcheggio multipiano potrebbero essere applicati gli stessi prezzi. C'è poi ancora da stabilire la modalità di gestione del multipiano. Per il momento pare che, almeno nella fase sperimentale di apertura, debbano essere i lavoratori socialmente utili ad occuparsi della struttura. Lasciato per lungo tempo al suo destino, il parcheggio multipiano - costato oltre 9 milioni di euro - ha subito furti e danneggiamenti. L'ultimo durante l'estate. Centinaia di cavi di rame, per un valore di circa 20mila euro, furono portati via. Stesso destino anche per le «manichette» antincendio. Ai furti e agli atti vandalici si  sono poi aggiunti nel tempo altri «guai», come il sollevamento delle guaine poste sul tetto che ha comportato continue infiltrazioni d'acqua all'interno, ma anche l'ira del sindaco Figliolia. Il primo cittadino si rivolse direttamente al governatore Stefano Caldoro chiedendogli di adoperarsi affinchè la ditta che aveva realizzato la struttura provvedesse anche a riparare i danni. L'apertura del multipiano potrebbe decongestionare sensibilmente il traffico sull'arteria del lungomare, tra le più trafficate del capoluogo. Tutto ciò mentre il nuovo piano traffico per la città è oramai in dirittura d'arrivo. Le novità più importanti riguarderanno i nuovi sensi di marcia. Come quello unico che da via Matteotti - al capo opposto del lungomare rispetto al parcheggio multipiano - consentirà alle auto unicamente di salire lungo via Marconi in direzione della Solfatara. Altra novità sostanziale sarà il divieto di transito in via Cavour. Le auto verranno bloccate all'altezza della sede della Capitaneria di Porto, anche se, visto il rischio di nuovi ingorghi, si sta pensando ad un blocco già sul lungomare Cristoforo Colombo. Il nuovo piano traffico ha visto la collaborazione anche della Facoltà di Ingegneria dell'università Federico II. Rilievi dei transiti e studi di fattibilità hanno poi portato a stilare un lungo elenco di interventi potenziali. Alcuni di questi potrebbero vedere la luce nel medio periodo, come l'allargamento della Zona a Traffico Limitato che potrebbe inglobare anche corso Garibaldi. Restano irrisolti alcuni «nodi», come l'apertura parziale del molo Caligoliano, oggi disponibile soltanto nei fine settimana e che offre altri importantissimi posti auto. Per il momento sembra essere destinato al dimenticatoio il parcheggio «area archeologica» di via Solfatara che avrebbe potuto offrire altri 60 posti, tra i quali quelli per 8 autobus. Intanto il conto alla rovescia per l'apertura del multipiano è già scattato, anche se tra gli addetti ai lavori continua a serpeggiare il più classico dei «salvo complicazioni». Di «imminenti aperture» infatti ne sono annunciate fin troppe negli anni, con tagli del nastro puntualmente rimandati.

martedì 16 ottobre 2012

Le telecamere tolte al clan saranno usate dalla polizia

Una delle telecamere installate nella villa-bunker di Roberto Perrone
(Pubblicato su Il Mattino del 14 ottobre 2012) 

di ALESSANDRO NAPOLITANO - Sono stati subito confiscati i beni appartenenti fino a pochi giorni fa a Ferdinando Longobardo, fratello del boss Gennaro Longobardi. Presto saranno anche installati all'interno del commissariato di polizia di Pozzuoli. Due videocitofoni e un personal computer portatile saranno quindi utilizzati dagli agenti in servizio. Il 57enne, condannato per associazione di stampo mafioso e tentata estorsione aggravata, ha scontato 11 anni di carcere. Pena conclusasi nel marzo scorso, ma a cui è seguito il divieto di possesso di qualsiasi strumento che possa renderlo meno controllabile dalle forze dell'ordine. Il provvedimento è arrivato dopo la violazione della vigilanza speciale a cui è sottoposto l'uomo dal momento in cui ha lasciato il carcere. Ferdinando Longobardo si era recato allo stadio Domenico Conte di Arco Felice per guardare la partita della Puteolana, trasgredendo così i divieto di partecipazione a pubbliche riunioni. Videocitofoni e pc ora serviranno a chi si occupa di mantenere la legalità a Pozzuoli e nei restanti comuni flegrei. Longobardo non potrà nemmeno possedere telefoni cellulari. Non è una novità per il commissariato di Pozzuoli. In diversi uffici, infatti, sono in funzione monitor a cristalli liquidi una volta appartenenti a Roberto Perrone, ras del clan Polverino poi diventato, dall'agosto dello scorso anno, collaboratore di giustizia. Dopo aver scontato otto anni di reclusione per estorsione, per colui che è considerato l'ex braccio destro del boss Giuseppe Polverino era arrivato lo stesso provvedimento riguardante Ferdinando Longobardo. A Roberto Perrone era stato vietato di possedere apparati di comunicazione ricetrasmittenti, telecamere, giubbini antiproiettile e auto blindate. Nonostante l'obbligo a cui era sottoposto, però, gli uomini del commissariato di Pozzuoli scovarono nella sua lussuosa villa di Quarto due telecamere con illuminatore integrato, tre microtelecamere, un videoregistratore, due telecomandi e tre monitor. Tutto il materiale venne confiscato, proprio come ora è accaduto nei confronti di Ferdinando Longobardo. Un sistema infallibile per controllare dall’interno della villa in via Campana tutto ciò che accadeva all’esterno. Da tempo parte della strumentazione portata via all'esponente di spicco del clan Polverino è installata al commissariato di polizia, come le telecamere di sicurezza che oggi vigilano all'esterno dell'ex teatro Sacchini. Strumentazione che presto si arriccherà anche del materiale portato via al fratello del boss Gennaro Longobardi.  

giovedì 11 ottobre 2012

Fratello del boss tradito dal tifo, stop all'uso di telefonino e internet

(Pubblicato su Il Mattino del 10 ottobre 2012) 

di ALESSANDRO NAPOLITANO - Gli è costata cara la decisione di andare allo stadio per guardare la partita della Puteolana. Per Ferdinando Longobardo, fratello del boss Gennaro Longobardi, si preannunciano tempi ancora più duri. Dovrà rinunciare a tutto ciò che gli consenta di «proteggersi» da occhi indiscreti, come quelli delle forze dell'ordine. Addio al telefono cellulare, al computer collegato ad internet e videocitofoni. La Questura di Napoli ha deciso che il comportamento dell'uomo - scarcerato lo scorso marzo dopo ben 11 anni di reclusione per associazione di stampo mafioso e tentata estorsione aggravata - andava in qualche modo punito. Il 57enne è un sorvegliato speciale, ma nonostante il suo «status», sedeva tra gli spalti dello stadio Domenico Conte di Arco Felice per assistere alla partita della sua squadra del cuore. Una chiara violazione del divieto di partecipazione a pubbliche riunioni. La denuncia che ne è scaturita è finita in Questura. Le «carte» riguardanti il fratello del boss parlavano chiaro. Contro di lui anche una denuncia rimediata pochi giorni dopo la sua scarcerazione. Era in compagnia di un pregiudicato. Ora non solo dovrà stare attento alle sue frequentazioni, ma anche a non possedere alcuno strumento che possa «proteggerlo» da polizia e carabinieri. Nessuna barriera fisica all'esterno della sua abitazione, così come dovrà rinunciare all'idea di dotarsi di un sistema di video-sorveglianza, ma anche di avere in casa giubbotti anti-proiettile. Nulla di nulla, dunque. L'auto sulla quale si troverà a viaggiare dovrà essere lasciata «immacolata». Nessuna modifica al motore tale da renderla imprendibile alle forze dell'ordine potrà essere effettuata, così come finestrini e sportelli dovranno rimanere come all'uscita dalla fabbrica. No a cristalli blindati e a lamiere rinforzate. In pratica Ferdinando Longobardo dovrà rimanere «controllabile» in ogni momento della sua vita, anche quando rimarrà da solo in casa. Una vita sommessa, dunque, quella che dovrà trascorrere il fratello del boss. Quest'ultimo, invece, è ancora detenuto. Lascerà il carcere nel 2014. Entrambi furono arrestati dopo il blitz che sgominò l'ala «storica» del clan Longobardi-Beneduce. Ne sarebbero passati altri 7 prima che i carabinieri arrivassero nuovamente in massa nel rione Toiano e a Monterusciello. C'erano altre 84 ordinanze di custodia cautelare da eseguire, tra i destinatari chi aveva preso in mano le redini dell'organizzazione. Il clan si era ricomposto. Ora, invece, è  di nuovo tutto cambiato. Lo è anche per Ferdinando Longobardo. 

mercoledì 10 ottobre 2012

Antenne beffa. Il comune tace, ok dalla Regione. Sì all'installazione dopo mesi di silenzi

La Ericsson potrà installare tre antenne a Pozzuoli
(Pubblicato su Il Mattino del 9 ottobre 2012) 

di ALESSANDRO NAPOLITANO - (Pozzuoli) Sono risultate tutte inevase le richieste che la società Ericsson aveva avanzato al comune per ottenere le autorizzazioni all'installazione di  antenne in città. A dare il «via libera» ci ha però pensato la Regione, di fatto sostituitasi all'ente locale che non si era premurato di fornire alcuna risposta. Il silenzio serbato da via Tito Livio ha di fato autorizzato l'importante marchio tecnologico all'installazione di tre antenne che verranno montate in viale Olivetti, in via Cupa Marcone e in via Gerolomini. A mancare erano le autorizzazioni paesaggistiche che avrebbe dovuto rilasciare la relativa Commissione comunale. Mesi di attesa per la Ericsson che, scaduti i termini massimi, ha deciso di fare intervenire direttamente la Regione. La prima richiesta di autorizzazione paesaggistica, quella riguardante l'antenna da installare in viale Olivetti, era stata inviata il 28 settembre di un anno fa. Un mese dopo era partita quella per l'antenna in via Cupa Marcone. Infine, l'autorizzazione per l'antenna di via Gerolomini il 15 dicembre dello stesso anno. Dal comune, però, non è mai giunta alcuna risposta. Attraverso tre distinti decreti dirigenziali, la Regione Campania ha dato il suo nulla osta, attivando una «procedura in via sostitutiva». La Ericsson potrà quindi installare le tre antenne, ma con alcune prescrizioni, così come emerge dai pareri rilasciati dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Napoli e provincia. L'ente ministeriale ha chiesto che le antenne, in particolare quella che verrà installata in viale Olivetti «non intacchi in alcun modo il vicino esemplare di pino domestico». In via Gerolomini, invece, la Soprintendenza ha chiesto espressamente l'utilizzo di vernice verde non riflettente ed il divieto di illuminazione permanente notturna. Con queste prescrizioni la Ericsson, dopo l'ok della Regione, potrà quindi procedere alla realizzazione delle tre antenne che riguarderanno anche la tecnologia di ultima generazione «h3g». Il comune di Pozzuoli, dunque, sarebbe potuto intervenire concedendo o meno le autorizzazioni, ma il suo silenzio gli è costato una vera e propria sottrazione di una competenza in materia conferitagli da oltre 30 anni. Le tre antenne Ericsson - delle quali potrebbero beneficiare tutti gli operatori di telefonia mobile attualmente esistenti - si affiancheranno ad una altro impianto che dovrebbe a breve essere installato dalla Vodafone, nei pressi della stazione della metropolitana di via Solfatara, non lontano dall'Anfiteatro Flavio. Il noto marchio telefonico, dopo una lunga battaglia legale, è riuscita a spuntarla sia sulle due soprintendenze competenti (quella per i beni architettonici, per il paesaggio e per il patrimonio storico, artistico e etnoantropologico di Napoli e Provincia e quella Speciale per i beni archeologici di Napoli e Pompei) che sul comune di Pozzuoli. L'ente locale, attraverso la Commissione per il Paesaggio, aveva negato l'installazione dell'antenna basandosi su alcuni pareri contrari degli enti ministeriali. Secondo il Tar Campania, però, la decisione della commissione comunale era stata presa limitandosi «ad alcune considerazioni meramente apodittiche, senza valutare nello specifico la tipologia dell’intervento». La Sesta Sezione del Tar Campania, inoltre, sottolineò come nella stessa area sulla quale la Vodafone avrebbe voluto installare la propria antenna erano già stati rilasciati altri permessi simili e dunque non si spiegava il diniego. La sentenza del Tar bocciò di fatto il modus agendi del comune: «L’insufficienza della motivazione appare evidente laddove si consideri che l’amministrazione ha espresso un giudizio negativo in sede di procedimento di autorizzazione di una stazione radio base in un sito già interessato dalla installazione di altre apparecchiature similari»

lunedì 8 ottobre 2012

Acque reflue in mare, sigilli alla discoteca Tonga Village

(Pubblicato su Il Mattino del 7 ottobre 2012) 

di ALESSANDRO NAPOLITANO  - Acque reflue finite direttamente a mare attraverso il «collettore borbonico». E' quanto ha accertato la polizia municipale all'interno della mega-discoteca Tonga Village di via Napoli, tra le più importanti dell'area flegrea. Dall'ufficio Annona del comune è arrivato l'ordine di chiusura dell'intera struttura. Al titolare della struttura, E.M. è giunta la notifica che vieta la cessazione di tutte le attività all'interno del complesso che affaccia sul mare. Mancanza di autorizzazioni agli scarichi, come previsto dal decreto legislativo in materia ambientale del 2006. Questo quanto contestato al titolare della discoteca che ora rischia una salatissima sanzione amministrativa, fino a 60mila euro. I controlli erano stati effettuati a metà settembre dagli uomini del comandante della municipale Carlo Pubblico. Ieri è arrivato l'ordine di chiusura. Le acque reflue della discoteca sarebbero finite non solo in un collettore senza alcuna autorizzazione, ma anche in un pozzetto non a perfetta tenuta stagna, così come prevede la legge. Dopo i controlli dei caschi bianchi è arrivato il sopralluogo della direzione dell'ufficio Ciclo Integrato delle Acque del comune di Pozzuoli. Nuovi guai, dunque, per la discoteca di via Napoli. A giugno era arrivata la sospensione delle attività riguardanti esclusivamente «l'intrattenimento danzante». L'autorizzazione amministrativa e la licenza di agibilità erano risultate «scadute» da nove mesi.

sabato 6 ottobre 2012

"La camorra non è sconfitta, città da rifondare". Parla Vincenzo Greco, commissario prefettizio di Quarto

Il prefetto Vincenzo Greco
(Pubblicato su Il Mattino del 14 settembre 2012) 

di ALESSANDRO NAPOLITANO - E' arrivato in città da poco più di un mese. Un tempo sufficiente per capire che sono tanti i nodi da sciogliere, tra conti in rosso, progetti che rischiano di finire nel dimenticatoio e soprattutto quello riguardante la presunta infiltrazione del clan Polverino all'interno della macchina comunale. Vincenzo Greco, il commissario scelto dal Prefetto Andrea De Martino l'agosto scorso alla guida del comune flegreo, dopo le dimissioni del sindaco Giarrusso, sa bene che il suo non sarà un compito facile. Un comune da tempo sotto i riflettori dell'Antimafia: «Quando ho saputo della mia destinazione ho accettato volentieri l'incarico - spiega Greco - Venivo da esperienze non facili, come Minturno a Vibo Valentia». Sempre sul campo di battaglia in prima linea? «Si, e ciò non mi spaventa affatto». Però Quarto non è comune «facile», la camorra, in particolare il clan Polverino, pare si trovi dappertutto, non crede? «E' senza dubbio così. A Quarto la camorra c'è». Per il boss Giuseppe Polverino sono stati chiesti 20 anni di carcere; altri 140 imputati attendono il processo. Basterà tutto questo per sconfiggere la camorra a Quarto? «Purtroppo no. Serve qualcosa di ancora più profondo, radicale. Bisogna partire dalla società, dalla mentalità delle persone che abitano qui tra cui tantissimi onesti. Occorre educare i cittadini alla legalità, offrendo loro servizi. E non dimentichiamoci dei più giovani. E' da loro che dovrebbe partire tutto». Sulle presunte infiltrazioni camorristiche al comune sta indagando la commissione d'accesso. «Non posso intervenire sul loro lavoro, io ho il mio da svolgere. Dico solo che sono tantissimi i documenti sui quali sta lavorando la commissione, tra cui pratiche riguardanti i permessi a costruire, in particolare quelli rilasciati a partire dal gennaio del 2011 fino ad arrivare ad oggi». Crede che il comune venga sciolto per infiltrazioni? «Su questo preferisco non rispondere». Come detto, i nodi da sciogliere sono diversi. Il primo scoglio è stato quello riguardante la Quarto Multiservizi con cui il comune ha un contenzioso che appare difficile da risolvere. «Sto incontrando spesso i vertici della società. Urge una vera e propria operazione verità. Il divario tra quanto il comune è convinto di dover dare alla Multiservizi (circa 4,4 milioni di euro, ndr) e ciò che invece vorrebbe ricevere la società è oggetto di approfondite analisi. La mia volontà è poter arrivare ad una soluzione pacifica». Evitare dunque di passare per il tribunale? «Certo, sarebbe una perdita per l'ente e per la società». Che rischio c'è che la Multiservizi fallisca? «Al momento è presto per rispondere. Ho dato un termine massimo per ricevere dai vertici un'analisi approfondita sui conti. Il 28 settembre l'operazione verità dovrà concludersi» Altrimenti? «Vedremo». Ci sono tanti progetti ereditati dalle passate amministrazioni che rischiano di non vedere più la luce. «Si, tra questi quello per la realizzazione di un rete fognaria del valore di 5 milioni di euro. Faremo presto partire una nova gara». All'ultimo bando si presentò una sola ditta, tra l'altro di Milano. Strano, considerando che di imprenditori edili a Quarto ce ne sono centinaia. Crede che la malavita organizzata possa aver influito su una così bassa partecipazione? «Non lo escludo». 

mercoledì 3 ottobre 2012

"Movida, divieto bis contro l'alcol - Il sindaco firma la nuova ordinanza. In rivolta i gestori dei locali notturni: vendite crollate"

(Pubblicato su Il Mattino del 2 ottobre 2012) 

di ALESSANDRO NAPOLITANO -Pozzuoli. Aveva cessato i suoi effetti domenica notte, ma il sindaco Vincenzo Figliolia l'ha immediatamente prorogata. L'ordinanza riguardante la somministrazione di alcolici nei locali notturni durerà fino al prossimo 4 novembre. L'unica novità sostanziale prevista nel nuovo provvedimento riguarda i superalcolici che - esclusivamente di venerdì e sabato - potranno essere venduti fino alla mezzanotte e non più fino alle 22 così come era stato deciso lo scorso 20 luglio. L'ordinanza, dunque, resta pressocchè identica alla precedente. A far scattare la proroga, secondo l'amministrazione comunale, sono stati gli effetti notati durante il periodo in cui è rimasta in vigore. Episodi di violenza sarebbero calati sensibilmente, non solo nel centro storico, ma anche nelle zone più periferiche della città. Secondo il sindaco Figliolia che ha firmato il nuovo documento l'ordinanza avrebbe «ottenuto un forte e largo consenso popolare in modo particolare per quello che attiene l'aspetto della lotta ad una illegalità diffusa, per lo più legata a comportamenti posti in essere da giovani e ragazzi, anche minorenni, che, hanno fatto largo uso di bevande a contenuto alcolico nelle ore serali e notturne». Modifiche dunque «limitatissime» quelle previste nella nuova ordinanza, così come le definisce lo stesso primo cittadino. Eppure c'è chi il documento non lo ha atteso a braccia aperte. Sono soprattutto i gestori dei locali notturni che in molti casi hanno lamentato un drastico calo delle vendite che supererebbe il 50 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. «Mi sorprende non poco la decisione del sindaco di prorogare l'ordinanza - spiega Rosario Di Garofalo, a capo dell'associazione La Piazzetta e i suoi Vicoli e gestore di uno dei locali «storici» del centro storico - Davvero non mi aspettavo che dopo tanti tentativi per portare avanti le nostre controproposte, lui abbia deciso così, senza neanche interpellare i rappresentanti dei gestori. Ci aveva addirittura promesso che saremmo andati assieme dal Prefetto, ma nulla di tutto ciò è mai accaduto. Sono sconcertato anche perchè è innegabile che c'è stato un forte calo di vendite, che ha riguardato tutti, dal grande bar al piccolo locale». Il sindaco Figliolia, però, ha basato la volontà di riproporre in sostanza quanto aveva ordinato lo scorso 20 luglio in virtù degli effetti positivi notati fino ad oggi. «I fenomeni riscontrati nel recente passato - si legge nel documento - hanno subito una drastica riduzione sia in termini di valore assoluto sia in termini di incidenza rispetto alle ordinarie attività di vita quotidiana dei cittadini e degli abitanti del centro abitato della città». Durante la settimana, esclusi dunque venerdì e sabato, la somministrazione di bevande alcoliche superiori ai 21 gradi rimarrà vietata dalle 22. Nessun divieto per ristoranti e pizzerie, purchè il tutto sia contestuale al consumo di cibo ai tavoli. Le sanzioni per i trasgressori potranno arrivare fino a 500 euro di multa, con la possibilità di sospensione dell'attività da tre a quindici giorni nel caso in cui il gestore risultasse recidivo.