martedì 16 ottobre 2012

Le telecamere tolte al clan saranno usate dalla polizia

Una delle telecamere installate nella villa-bunker di Roberto Perrone
(Pubblicato su Il Mattino del 14 ottobre 2012) 

di ALESSANDRO NAPOLITANO - Sono stati subito confiscati i beni appartenenti fino a pochi giorni fa a Ferdinando Longobardo, fratello del boss Gennaro Longobardi. Presto saranno anche installati all'interno del commissariato di polizia di Pozzuoli. Due videocitofoni e un personal computer portatile saranno quindi utilizzati dagli agenti in servizio. Il 57enne, condannato per associazione di stampo mafioso e tentata estorsione aggravata, ha scontato 11 anni di carcere. Pena conclusasi nel marzo scorso, ma a cui è seguito il divieto di possesso di qualsiasi strumento che possa renderlo meno controllabile dalle forze dell'ordine. Il provvedimento è arrivato dopo la violazione della vigilanza speciale a cui è sottoposto l'uomo dal momento in cui ha lasciato il carcere. Ferdinando Longobardo si era recato allo stadio Domenico Conte di Arco Felice per guardare la partita della Puteolana, trasgredendo così i divieto di partecipazione a pubbliche riunioni. Videocitofoni e pc ora serviranno a chi si occupa di mantenere la legalità a Pozzuoli e nei restanti comuni flegrei. Longobardo non potrà nemmeno possedere telefoni cellulari. Non è una novità per il commissariato di Pozzuoli. In diversi uffici, infatti, sono in funzione monitor a cristalli liquidi una volta appartenenti a Roberto Perrone, ras del clan Polverino poi diventato, dall'agosto dello scorso anno, collaboratore di giustizia. Dopo aver scontato otto anni di reclusione per estorsione, per colui che è considerato l'ex braccio destro del boss Giuseppe Polverino era arrivato lo stesso provvedimento riguardante Ferdinando Longobardo. A Roberto Perrone era stato vietato di possedere apparati di comunicazione ricetrasmittenti, telecamere, giubbini antiproiettile e auto blindate. Nonostante l'obbligo a cui era sottoposto, però, gli uomini del commissariato di Pozzuoli scovarono nella sua lussuosa villa di Quarto due telecamere con illuminatore integrato, tre microtelecamere, un videoregistratore, due telecomandi e tre monitor. Tutto il materiale venne confiscato, proprio come ora è accaduto nei confronti di Ferdinando Longobardo. Un sistema infallibile per controllare dall’interno della villa in via Campana tutto ciò che accadeva all’esterno. Da tempo parte della strumentazione portata via all'esponente di spicco del clan Polverino è installata al commissariato di polizia, come le telecamere di sicurezza che oggi vigilano all'esterno dell'ex teatro Sacchini. Strumentazione che presto si arriccherà anche del materiale portato via al fratello del boss Gennaro Longobardi.  

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