giovedì 11 ottobre 2012

Fratello del boss tradito dal tifo, stop all'uso di telefonino e internet

(Pubblicato su Il Mattino del 10 ottobre 2012) 

di ALESSANDRO NAPOLITANO - Gli è costata cara la decisione di andare allo stadio per guardare la partita della Puteolana. Per Ferdinando Longobardo, fratello del boss Gennaro Longobardi, si preannunciano tempi ancora più duri. Dovrà rinunciare a tutto ciò che gli consenta di «proteggersi» da occhi indiscreti, come quelli delle forze dell'ordine. Addio al telefono cellulare, al computer collegato ad internet e videocitofoni. La Questura di Napoli ha deciso che il comportamento dell'uomo - scarcerato lo scorso marzo dopo ben 11 anni di reclusione per associazione di stampo mafioso e tentata estorsione aggravata - andava in qualche modo punito. Il 57enne è un sorvegliato speciale, ma nonostante il suo «status», sedeva tra gli spalti dello stadio Domenico Conte di Arco Felice per assistere alla partita della sua squadra del cuore. Una chiara violazione del divieto di partecipazione a pubbliche riunioni. La denuncia che ne è scaturita è finita in Questura. Le «carte» riguardanti il fratello del boss parlavano chiaro. Contro di lui anche una denuncia rimediata pochi giorni dopo la sua scarcerazione. Era in compagnia di un pregiudicato. Ora non solo dovrà stare attento alle sue frequentazioni, ma anche a non possedere alcuno strumento che possa «proteggerlo» da polizia e carabinieri. Nessuna barriera fisica all'esterno della sua abitazione, così come dovrà rinunciare all'idea di dotarsi di un sistema di video-sorveglianza, ma anche di avere in casa giubbotti anti-proiettile. Nulla di nulla, dunque. L'auto sulla quale si troverà a viaggiare dovrà essere lasciata «immacolata». Nessuna modifica al motore tale da renderla imprendibile alle forze dell'ordine potrà essere effettuata, così come finestrini e sportelli dovranno rimanere come all'uscita dalla fabbrica. No a cristalli blindati e a lamiere rinforzate. In pratica Ferdinando Longobardo dovrà rimanere «controllabile» in ogni momento della sua vita, anche quando rimarrà da solo in casa. Una vita sommessa, dunque, quella che dovrà trascorrere il fratello del boss. Quest'ultimo, invece, è ancora detenuto. Lascerà il carcere nel 2014. Entrambi furono arrestati dopo il blitz che sgominò l'ala «storica» del clan Longobardi-Beneduce. Ne sarebbero passati altri 7 prima che i carabinieri arrivassero nuovamente in massa nel rione Toiano e a Monterusciello. C'erano altre 84 ordinanze di custodia cautelare da eseguire, tra i destinatari chi aveva preso in mano le redini dell'organizzazione. Il clan si era ricomposto. Ora, invece, è  di nuovo tutto cambiato. Lo è anche per Ferdinando Longobardo. 

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