domenica 30 settembre 2012

Lavoro nero al bar dell'ospedale. Blitz della Finanza, scatta l'inchiesta

Lavoratori  "a nero" per sostituire chi era in sciopero
(Pubblicato su Il Mattino del 29 settembre 2012)

di ALESSANDRO NAPOLITANO - Stavano lavorando all'interno del bar dell'ospedale, in sostituzione di coloro che si trovavano in stato di agitazione. E' quanto ha scoperto la Guardia di Finanza ieri mattina all'interno dell'ospedale Santa Maria delle Grazie. Le fiamme gialle erano entrate nel nosocomio durante lo sciopero dei lavoratori della Campania Catering, società che si occupa del servizio mensa per i degenti e del bar. In totale una ventina di dipendenti, da mesi senza stipendio, che avevano proclamato la giornata di mobilitazione contro i vertici della ditta. Mentre i pasti per i pazienti dell'ospedale venivano comunque assicurati da altro personale, il bar sarebbe dovuto rimanere chiuso. Ed invece dalla ditta di catering sarebbero stati inviati tre baristi, ma senza alcun contratto di lavoro. I finanzieri del comando di Pozzuoli, guidati dal capitano Michele Ciarla, hanno provveduto ad individuare i tre soggetti, oltre ad un quarto impiegato nel servizio mensa assieme ad altri quattro risultati in regola. Sono in corso ulteriori accertamenti da parte della Guardia di Finanza per stabilire eventuali responsabilità a carico delle ditta. Intanto la protesta dei lavoratori della mensa è andata avanti per l'intera giornata. «Per l’ennesima volta ci ritroviamo ad esprimere tutto il nostro dissenso e indignazione verso una società che come sempre preferisce mettere alle corde i propri dipendenti - affermano i rappresentanti sindacali dell'Ugl - lasciandoli senza stipendio dal mese di giugno». I lavoratori che ieri hanno proclamato lo stato di agitazione attaccano anche i piani alti della struttura ospedaliera i quali, secondo l'Ugl «non muovono un dito sapendo benissimo che siamo costretti a creare disservizi». La dirigenza dell'ospedale getta acqua sul fuoco: «Non c'è stato alcun disservizio fortunatamente. Tutto è stato assicurato grazie all'invio di altro personale da parte della società di catering». E tra questi anche i tre irregolari impiegati al bar e scoperti dalla Guardia di Finanza. I 20 lavoratori del servizio mensa e bar del Santa Maria delle Grazie hanno soltanto da poco ricevuto lo stipendio di giugno, ed in cambio la promessa del pagamento di un'ulteriore mensilità e mezzo entro le prossime due settimane, ma «senza garanzie per il restante degli stipendi dovuti». Non hanno intenzione di arrendersi: «Siamo disposti a lottare per i nostri diritti e faremo tutto il possibile per ottenere quello che ci spetta». Tra chi ieri mattina ha scioperato assieme ai colleghi anche Marco Musto, 27 anni,sindacalista Ugl che lo scorso giugno venne aggredito da uno dei titolari dell'azienda per la quale lavora, in occasione di un'altra giornata di mobilitazione. Curato immediatamente al pronto soccorso ne ebbe per dieci giorni. L'aggressore venne denunciato ai carabinieri.  

giovedì 27 settembre 2012

a Quarto i pm, allo stadio di Pozzuoli il fratello del boss

(Pubblicato su Il Mattino del 25 settembre 2012) 

di ALESSANDRO NAPOLITANO - Mentre a Quarto erano in corso i preparativi per la partita che vedeva impegnata la squadra locale diventata simbolo della lotta alla camorra, a pochi chilometri di distanza il fratello di un boss sedeva sugli spalti. E' accaduto allo stadio Domenico Conte di Arco Felice dove la Puteolana 1902 Internapoli affrontava l'undici del Pomigliano. Tra il pubblico un «ospite» davvero speciale: Ferdinando Longobardo, fratello del boss e capo indiscusso dell'omonimo clan, Gennaro Longobardi. Pochi anni di età e una vocale nel cognome a fare la differenza tra i due. Allo stadio «Giarrusso» di Quarto, il giorno dopo, sarebbero arrivati magistrati dell'Antimafia e rappresentanti delle istituzioni, tutti a sostegno della squadra la cui società è stata sottratta alla malavita organizzata. A Pozzuoli, invece, sugli spalti era seduto un sorvegliato speciale, condannato a 11 anni di carcere per associazione di stampo mafioso ed estorsione aggravata. Una condanna scontata per intero per il 52enne fratello del capo-clan Gennaro, detenuto dal 2001 e la cui scarcerazione è prevista per il 2014. Ferdinando Longobardo, invece, ha riassaporato la libertà nel marzo scorso. Per lui è immediatamente giunta la sottoposizione agli obblighi previsti dalla sorveglianza speciale. Tra i tanti divieti a cui deve sottostare quello di non frequentare pubbliche riunioni. Assimilabile a queste c'è anche un incontro di calcio in uno stadio che può ospitare migliaia di persone. Ferdinando Longobardo attendeva il fischio di inizio dell'incontro, ma qualcuno si è accorto della sua presenza. Erano gli agenti del commissariato, arrivati lì per vigilare sull'ordine pubblico. Il 52enne fratello del boss non ha opposto resistenza. Non credeva che un sorvegliato speciale non potesse frequentare uno stadio di calcio. Per lui è scattata una denuncia per violazione del regime restrittivo a cui era stato sottoposto appena lasciato il carcere. E' la seconda violazione per Ferdinando Longobardo. Appena una settimana dopo la sua scarcerazione fu sorpreso assieme ad un pregiudicato. Per il fratello del boss una nuova grana. Ferdinando Longobardo e Gennaro Longobardi furono destinatari, assieme ad altre decine di persone, di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere. Era il 13 maggio del 2001. L'inchiesta della Procura Antimafia di Napoli decapitava una fetta importante del clan. Undici anni dopo il nome dei Longobardi fa ancora parlare. Mentre a Quarto si giocano partite contro la stessa camorra. 

sabato 8 settembre 2012

Estorsione aggravata, in cella figlio del boss trucidato al Circolo Canottieri

La "strage del Molosiglio". Vennero uccisi il boss Di Costanzo e tre guardaspalle
(Pubblicato su Il Mattino del 6 settembre 2012) 

di ALESSANDRO NAPOLITANO - E' un vero e proprio «figlio d'arte», ma con mire ben diverse dal padre che per anni ha avuto nelle sue mani il potere criminale a Pozzuoli. Pasquale Di Costanzo, 36 anni, è stato arrestato per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. E' uno dei figli di Giovanni Di Costanzo, «storico» boss barbaramente ucciso nel 1989 all'interno del Circolo Canottieri di Posillipo, nella così detta «strage del Molosiglio». Pasquale Di Costanzo aveva appena 13 anni quando è rimasto senza il padre. I precedenti e gli arresti non sarebbero mancati nella sua «carriera», fino all'ultimo arresto compiuto dalla polizia. Il 36enne si era recato presso un cantiere edile di Pozzuoli. Qui avrebbe chiesto di incontrare  chi dirigeva i lavori. La «richiesta» sarebbe stata fin troppo esplicita. O si pagava o il cantiere non sarebbe potuto rimanere aperto. Pasquale Di Costanzo avrebbe parlato a nome «degli amici di Pozzuoli», il più classico dei biglietti da visita della criminalità organizzata quando sta per scattare il tentativo di estorsione. Le indagini della Squadra Mobile sono arrivate all'individuazione dell'uomo, finito poi in manette e trasferito in cella. Non è la prima volta che Pasquale Di Costanzo entra in carcere. Diversi i precedenti del 36enne, tra cui l'arresto subito assieme allo zio Gennaro, oggi 43enne. I due finirono in manette dopo l'ultima rapina ai danni di un benzinaio di via Solfatara. Rapina aggravata a e continuata. Questa l'accusa per i due. Una famiglia nota soprattutto per il «potere» sul lungomare di via Napoli quella dei Di Costanzo, mai più ai vertici del clan dalla morte del padre Giovanni, ma sempre ritenuta influente. Rapine ed estorsioni. Queste le «specialità» dei componenti della famiglia. E poi fiumi di cocaina. Non da spacciare, ma da assumere. Arresti eclatanti quelli nei confronti della miriade di parenti di Pasquale Di Costanzo, tra cui quello per un'estorsione all'interno del cimitero di Pozzuoli. Nella rete finì la ditta che gestisce il servizio per l'illuminazione votiva. In manette Gennaro Di Costanzo. E poi ancora il controllo degli abusivi della sosta, sempre sul lungomare, così come quello dei lidi non autorizzati. Una «terra di confine» che negli ultimi mesi ha visto anche diversi ferimenti e gambizzazioni quella di via Napoli. Giovanni Ruro e Crescenzo Di Lauro, le ultime due «vittime», feriti entrambi alle gambe da diversi colpi di pistola esplosi da ignoti. Hanno raccontato di essere stati vittime di rapine, ma le loro versioni non hanno mai convinto del tutto le forze dell'ordine. Il lungomare di Pozzuoli, dunque, come cartina di tornasole dei mutati equilibri criminali in città.