(Pubblicato su Cronache di Napoli del 6 maggio 2012)
NAPOLI (Alessandro
Napolitano) – Ha tentato il suicidio per i debiti con il fisco,
almeno secondo quanto raccontato dal figlio ed ora si trova
ricoverato in condizioni disperate. Pietro Paganelli, 72enne di
Pozzuoli, non avrebbe retto all'insostenibile richiesta economica,
pari a circa 26mila euro. Troppo pesante da sopportare. E' stato così
che l'uomo ha impugnato una pistola calibro 6,35 e ha fatto fuoco. Il
proiettile, però, non lo ha ucciso. Il 72enne è stato trovato dopo
poco riverso per terra, all'interno della sua officina nautica di cui
era titolare, in via Fedro, non lontano dalla stazione ferroviaria di
Mergellina. L'allarme è scattato ieri mattina, quando il figlio
Sergio, anch'egli da anni impegnato nella stessa attività del padre,
si è accorto che quest'ultimo, a differenza di quanto faceva quasi
tutti i sabato, non aveva preso le chiavi della sua barca.
Incuriosito dalla “stranezza”, il figlio cerca di raggiungerlo
telefonicamente, ma è tutto inutile. L'uomo non risponde né al
cellulare né al numero fisso dell'officina. Passano i minuti è
l'ansia sale sempre di più. Dopo un po' la tragica scoperta. Pietro
Paganelli si è sparato un colpo alla testa con una pistola
regolarmente detenuta per difesa personale. Lo scoprirà proprio il
figlio che aveva tentato disperatamente di raggiungerlo al telefono.
La corsa in ospedale è verso il Loreto Mare. Le condizioni dell'uomo
appaiono immediatamente disperate. Sul posto giungono anche i
carabinieri. I medici decidono di non operarlo. Troppo pericoloso,
visto l'età, ma soprattutto il delicatissimo punto colpito dal
proiettile. Intanto viene trovato un foglietto scritto pochi minuti
prima dal 72enne. E' indirizzato ai suoi familiari: “La dignità
vale più della vita”. Parole di un uomo disperato che negli ultimi
mesi aveva ricevuto più di una cartella esattoriale, ma le ultime
due erano state pesantissime dal punto di vista economico e a quanto
pare anche psicologico. L'anziana moglie non regge al dolore. Resta
assieme agli altri parenti nella sua abitazione di Pozzuoli, al
civico 11 di via Domenico Fatale, pochi passi dal lungomare di corso
Umberto e via Napoli. Il clima a Pozzuoli è teso. “Abbiamo solo
notizie frammentarie. Io sono qui con la moglie, una donna anziana”
riferisce una delle parenti di Pietro Paganelli, prima di essere
“invitata” a non riferire null'altro. Chi invece lo conosceva da
diversi anni, Emanuele V., non riesce a spiegarsi un simile gesto:
“Sembra piuttosto strano quanto abbia fatto Pietro. Per tanti anni
ho lavorato con lui, ma anche con il figlio Sergio che conosco molto
bene. Non mi ha mai riferito nulla di tali problemi economici”.
Emanuele ha un'attività identica a quella del 72enne. Lo conosce da
tempo. Hanno lavorato anche assieme sulle stesse imbarcazioni. Ora
però c'è solo la lotta per riuscire a salvare l'uomo. Sulle cause
che hanno portato Pietro Paganelli a tentare di togliersi la vita
indagheranno i carabinieri che hanno già ascoltato sommariamente il
figlio e altri parenti. Resta per ora l'ipotesi dei debiti con il
fisco l'ipotesi più accreditata, anche se si dovrà stabilire con
certezza se non ci siano stati altri motivi, magari legati a motivi
personali diversi da quelli economici.
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