giovedì 10 gennaio 2013

Anziana massacrata per il suo "tesoro". Presi dopo un anno

(Pubblicato su Il Mattino del 8 gennaio 2013)

di Alessandro Napolitano Donne anziane che vivevano da sole e in zone isolate. Era questo l'obiettivo della banda di rapinatori sgominata grazie alle indagini dei carabinieri. Tra i diversi colpi messi a segno anche quello finito in tragedia, con la morte di Antonietta Gigante, 76 anni. La donna venne ritrovata cadavere nel suo letto, dopo essere stata selvaggiamente picchiata. Era il 19 novembre del 2011. Poco più di un anno di indagini per chiudere il cerchio. Fondamentali i riscontri scientifici effettuati all'interno dell'abitazione della donna uccisa, in via Alice a Licola. Ugualmente importanti le intercettazioni telefoniche partite all'indomani di un'altra rapina consumata una settimana prima di quella finita nel sangue. Una «colpo» avvenuto a poche centinaia di metri di distanza dalla casa di Antonietta Gigante. Vittima una donna di 80 anni, trovata dai suoi vicini di casa con i polsi legati. Troppe analogie con la rapina che sarebbe poi costata la vita ad Antonietta Gigante, anche lei legata con un foulard, picchiata e lasciata agonizzante sul suo letto. Le indagini - inizialmente svolte alla Squadra Mobile, poi affidate ai carabinieri delle compagnie di Pozzuoli e Casal di Principe e coordinate dalla Procura di Napoli - partirono dai primi rilievi ematici. Diverse la tracce di sangue ritrovate nell'abitazione, sulle pareti, sulla lenzuola, lungo le scale. Ma soprattutto su una banconota da 50 euro che i rapinatori persero durante la fuga. Il sangue era riconducibile in gran parte alla donna. Ma ulteriori esami scientifici aprirono nuovi scenari investigativi. Il 30 novembre scorso viene arrestato Jeton Jella, albanese di 25 anni. E' accusato della prima rapina, sempre a Licola, commessa assieme ad un connazionale della stessa età, Xheli Besim. Con loro finiscono in manette anche due donne. La prima è Assunta Silvestro, 36 anni che abita a poca distanza dalla residenza dove viveva Antonietta Gigante e di cui conosceva tutte le abitudini. Un particolare importantissimo secondo i carabinieri. Era nell'abitazione della 36enne, infatti, che i componenti della banda attendevano il momento migliore per entrare in azione e rapinare le anziane del quartiere. A prelevare i rapinatori, portandoli nella «base operativa» di Cancello ed Arnone, ci pensava un'altra donna: Maria Domenica Lettieri di 38 anni. L'omicidio di Antonietta Gigante, invece, è stato compiuto secondo i carabinieri da Giovanni Lettieri, 40 anni, fratello di Maria Domenica. Tra le abitudini della vittima e ben note alla «basista» Assunta Silvestro quella di conservare in casa ingenti somme di denaro. Sposata con un piccolo commerciante poi deceduto, Antonietta Gigante avrebbe continuato ad avere rapporti di denaro con piccoli imprenditori e negozianti. A loro, infatti, avrebbe prestato diverse somme dietro il pagamento di forti interessi. Tra le prime piste battute dagli inquirenti, infatti, proprio quella della vendetta o ritorsione da parte di chi era finito nella rete di usura della donna. Ipotesi poi tramontata dopo ulteriori indagini. Si scavò ovviamente nelle vita privata della 76enne. Sotto la lente degli inquirenti anche i suoi più stretti parenti. Legami familiari non troppo cristallini quelli della donna, come con il boss Gennaro Longobardi, capo dell'omonimo clan di Pozzuoli e di cui Antonietta Gigante era zia. Un piccolo «tesoretto» in casa quello custodito dalla donna di cui però non è stata mai rinvenuta alcuna traccia. Sotto il materasso sarebbero stati nascosti oltre 10mila euro in contanti. Una somma che avrebbe poi attirato l'attenzione della banda di rapinatori, ma che avrebbe anche fatto aprire un fascicolo con l'accusa di omicidio.

Giovanni Lettieri, l'uomo accusato dell'omicidio
I verbali
"Sì, le ho dato un pugno. Zitta o lo tiro anche a te"

Un pugno in pieno volto per metterla a tacere. E' stata ammazzata così Antonietta Gigante. Il colpo fatale le venne sferrato da Giovanni Lettieri. E' quanto emerge dagli interrogatori degli indagati ora rinchiusi in carcere. Notevole spinta alle indagini sono arrivate dall'arresto di Assunta Di Silvestro. Ai pm ha raccontato: «Sono stato io ad ucciderla. Le ho dato un pugno in faccia. Qualche problema? Lo vuoi anche tu un pugno in faccia? Oppure lo devo dare ai tuoi figli?». Parole pronunciate da Lettieri subito dopo la sanguinosa rapina e rivolte a chi si era appena resa conto di aver dato una mano ad un assassino e non più solo ad un rapinatore. «Quando li vidi scendere dalla macchina, mi affacciai al balcone e chiesi: Ma che avete combinato? Avete ucciso la vecchia? Sentita questa affermazione Giovanni Lettieri si arrabbiò e disse: Vuoi fare la fine della vecchia anche tu? E ha proseguito nelle sue minacce per altri minuti dicendomi che se avessi riferito a qualcuno quanto accaduto avrei fatto la sua stessa fine, ripetendo che avrebbe colpito anche me con un pugno al volto e poi al petto». Raccapricciante anche il racconto di Besim Xheli: «salito al piano superiore dell'abitazione ci ha detto 'controllate voi la casa che mantengo io la vecchia'. Al momento del nostro arrivo la donna dormiva. L'azione è durata circa 20-30 minuti. Abbiamo preso circa 11mila euro, ma proprio mentre stavamo andando via, la donna si è svegliata e ha iniziato ad urlare. Non è stata legata ma ho visto Giovanni che gli metteva una mano sulla bocca per non farla urlare. Durante il nostro rientro a Cancello Arnone, Giovanni ci diceva di aver dato un pugno alla vecchia per farla stare zitta. Quando siamo usciti la vecchia non urlava più»

Nessun commento:

Posta un commento