lunedì 16 dicembre 2013

Pane e farmaci, giro d'usura sui disperati. Sette arresti a Pozzuoli. Donne al vertice, mini-prestiti da 500 euro e tassi fino al 60 per cento




(Pubblicato su Il Mattino del 14 dicembre 2013)


di Alessandro Napolitano 

POZZUOLI Soldi per riuscire ad arrivare a fine mese. Per poter mettere un piatto a tavola. Erano queste le richieste di coloro che si sono rivolti a Lia o Nunzia. Nomi comuni, conosciuti e temuti nella zona, quella dei «600 alloggi», nel quartiere di Monterusciello. E' dalla periferia della periferia che arriva una nuova e drammatica storia di usura. E soprattutto di povertà. I carabinieri della compagnia di Pozzuoli, agli ordini del comandante Elio Norino, hanno eseguito ieri mattina all'alba sette ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip Pasqualina Paola Laviano. Cinque riguardano donne. Si tratta di Purificata Avallone di 59 anni; Francesca Cuordifede di 38; Attilia Iovene di 58; Immacolata Varriale di 40 e Luisa Varriale di 28 (quest'ultima ai domiciliari) Con loro sono finiti in manette Gennaro Cuordifede di 63 anni e Gennaro Mele, 49. Devono rispondere di concorso in usura, aggravata dallo stato di bisogno delle vittime. Tra queste soprattutto casalinghe, spesso con coniugi senza un lavoro stabile e figli a carico. Prestiti di cinquecento euro, da restituire con interessi che arrivavano al sessanta per cento. Nel caso in cui la vittima avesse pagato in ritardo avrebbe dovuto versare altri trenta euro al mese «a perdere». A capo dell'organizzazione, secondo la Procura di Napoli, due delle donne finite in carcere: Purificata Avallone e Attilia Iovine, considerate le finanziatrici. A loro si sarebbero rivolte «casalinghe disperate», ma anche pensionate e commercianti in gravi difficoltà economiche. C'era persino chi si era rivolta agli usurai perchè oramai angosciata. Con tre figli da mantenere, uno dei quali anche disabile. E un marito che non  riusciva a portare a casa abbastanza soldi per tutti. Nella stessa rete era finita che un'altra donna che sognava un viaggio religioso, a Medjugorje. Ma una volta ottenuto il prestito, i soldi li avrebbe spesi invece per le cure mediche non più rimandabili. E poi ancora chi era in attesa della pensione e non sapeva più come tirare avanti. Le modalità erano sempre le stesse. Sei mesi di tempo per restituire le somme oltre gli interessi. Altrimenti scattava la «piazzata». Sarebbe stata soprattutto la Avallone, detta Nunzia, che se ne sarebbe occupata. Urlando il nome del «cattivo pagatore» in prossimità della sua abitazione. In modo che tutti potessero ascoltare. Le indagini subirono un'impennata quando i carabinieri perquisirono le abitazioni delle due coppie di coniugi arrestati: quella dei Mele-Cuordifede e dei Cuordifede-Iovine. In totale soldi contanti per oltre 20mila euro,libretti postali, assegni e soprattutto «pizzini» sui quali erano annotati i dati dei debitori. In totale oltre 40mila euro di «capitale» a disposizione. Le persone finite nelle rete degli usurai vennero ascoltate dai carabinieri. Inizialmente riluttanti, raccontarono poi le loro storie. Ieri mattina il blitz, conclusosi non solo con gli arresti, ma anche con il sequestro di automobili, moto e conti correnti. Così il sindaco Figliolia: «Disperazione e povertà rendono ancora più odioso il reato di usura».

La storia - In carcere i familiari dell'idraulico che morì salvando sue ragazzi

Al civico numero 3 di via Carlo Carrà abitava Ernesto Cuordifede, l'idraulico che nel luglio del 2012 si tuffò in mare per salvare due giovani in difficoltà. L'uomo morì annegato, davanti agli occhi della nipotina di pochi anni. Un eroe per l'intera città la cui figura, sperano tutti, non dovrà essere offuscata. Tra gli arrestati ci sono i suoi genitori, Gennaro Cuordifede e Attilia Iovine, la sorella Francesca ed il cognato Gennaro Mele. 



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