sabato 1 dicembre 2012

Un "amico" per dire no alla camorra. Inaugurato lo sportello antiracket. Sede nel mercato ittico. L'appello: "Collaborate, non la città non è ancora libera"

(Pubblicato su Il Mattino del 27 novembre 2012)

di ALESSANDRO NAPOLITANO (POZZUOLI) E' stato inaugurato all'interno di uno dei luoghi simbolo della camorra puteolana, il mercato ittico all'ingrosso. Da ieri mattina è ufficialmente aperto lo sportello antiracket e antiusura «L'amico giusto». A fare da padrone di casa il sindaco della città Vincenzo Figliolia, che ha aperto la cerimonia a cui hanno preso parte numerosi rappresentanti delle istituzioni come il presidente della commissione regionale antiracket Fraco Malvano; il presidente nazionale della «Rete per la Legalità» Lorenzo Diana; il dirigente del Servizio Ordine e Sicurezza della Prefettura di Napoli Gabriella D'Orso; il coordinatore nazionale di Sos Impresa Luigi Cuomo e, in rappresentanza della Diocesi di Pozzuoli, il vicario episcopale don Ferdinando Carannante. «E' soltanto un primo passo per la lotta alla criminalità organizzata - ha sottolineato il primo cittadino - e non a caso sarà questo posto ad ospitare lo sportello, luogo che anni fa finì all'attenzione delle forze dell'ordine e della magistratura. Da quel giorno per Pozzuoli è iniziata una nuova storia». L'imperativo è non abbassare la guardia. Proprio ora che sono in ballo finanziamenti per circa 60 milioni di euro per importanti infrastrutture: «Dobbiamo fare in modo che gli interessi della criminalità - ha aggiunto Figiolia - siano tenuti lontani da questi finanziamenti». Luigi Cuomo, ponendo l'accento sull'importanza del numero verde al quale denunciare episodi di usura e racket, sottolinea però «che da solo questo non basta, serve una reazione da parte dei cittadini. Quella che non ci è stata all'epoca del blitz di due anni fa e che spinse il vescovo monsignor Pascarella a scrivere una lettera aperta per sollecitare uno scatto in avanti da parte della cittadinanza. La città non è stata ancora del tutto liberata dalla camorra. Fino ad ora le reazioni sono state timide e incerte». Un'incertezza che di sicuro non appartiene, come visto, alla curia di Pozzuoli. Determinante l'apporto della chiesa, come ha spiegato don Carannante che ha ricordato come anni fa persino un cantiere per la realizzazione di una chiesa a Monterusciello venne preso di mira dalla camorra con una richiesta di tangente: Il clan Longobardi-Beneduce continuerebbe dunque a godere di «buona salute» nonostante la maggiorparte dei capi e gregari si trovi in carcere. Da «mantenere» non ci sono soltanto i detenuti, ma anche il piccolo esercito composto dai loro familiari. Ne è convinta la Procura Antimafia di Napoli. Il pm Antonello Ardituro, titolare dell'inchiesta «Penelope» culminata nel 2010 con l'arresto di 84 persone, parte da un dato preciso: la mancanza di nuovi pentiti. «Quando un clan della camorra è in difficoltà economica il primo dato che emerge riguarda i collaboratori di giustizia. Questi aumentano se l'organizzazione si ritrova indebolita. Al contrario, se gli introiti illeciti continuano a riempire le casse del clan, solitamente non ci sono nuovi pentiti. E' ciò che riguarda il clan Longobardi-Beneducela cui ultima decisione di un affiliato di collaborare con la giustizia riguarda Francesco De Felice». Bisogna quindi risalire al gennaio del 2009. E' da questa data, infatti, che l'affiliato inizia a rilasciare dichiarazioni che poi risulteranno determinanti per le indagini. In quasi quattro anni nessun altro affiliato al clan si è più pentito.

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