mercoledì 1 febbraio 2012

Polverino e Longobardi-Beneduce, patto d'amicizia tra i due clan?

Da sinistra: il maggiore D'Aloia, il procuratore Lepore e il colonnello Cinque

(Pubblicato su Cronache di Napoli il 5 maggio 2011) 

QUARTO (Alessandro Napolitano) – Due clan in teoria contrapposti che avrebbero fatto affari sul medesimo territorio, ma che invece hanno mostrato di nutrire un forte rispetto reciproco, finendo anche con l’accordarsi nei casi in cui gli interessi cozzavano tra loro. Tra il clan Polverino e quello dei Longobardi-Beneduce, dunque, i rapporti sarebbero sempre stati ottimi, anche lì dove l’occasione avrebbe potuto aprire una seria “crisi diplomatica”. Emerge dalle carte dell’inchiesta “Polvere” che ha visto finire in manette decine di presunti fiancheggiatori del clan di Marano, con numerosi arresti compiuti anche a Quarto, da sempre territorio “spartito” tra i due gruppi malavitosi. Gennaro Testa, ritenuto uomo dei Longobardi-Beneduce e collaboratore di giustizia dal 2010, racconta ad esempio di una vicenda in cui i due clan si sarebbero messi d’accordo su un’estorsione da compiere ai danni di un imprenditore che stava effettuando lavori a Pozzuoli, ma vicino al clan Polverino: "In una circostanza, ad esempio commentando la situazione che si era creata per la presenza anche del gruppo di Pagliuca e in particolare delle richieste del suo gruppo di soldi ad imprenditori già sottoposti ad estorsione da parte di Beneduce, riferirono di un'imbasciata che un imprenditore edile di Quarto [...] aveva mandato a Liccardi Salvatore, detto pataniello persona legata a Perrone Roberto. In particolare questo costruttore che stava eseguendo dei lavori su Pozzuoli [...] aveva avuto richieste di tangenti dal gruppo Pagliuca e pertanto aveva mandato a dire a quelli di Quarto che non avrebbe più pagato se non avessero sistemato fra di loro i contrasti in quanto non poteva pagare a clan diversi. Di questo fatto fu informato appunto il Beneduce Gaetano in una di queste riunioni e secondo quanto sentii dire dai tre dopo la riunione, il Beneduce aveva ordinato a Lello o pollo di parlare con questo Liccardo e dirgli che dovevano met-tersi d’accordo con gli uomini di Longobardi per trovare un accordo su come spartire i proventi delle estorsioni, altrimenti si rompeva l’accordo preso in precedenza di dividere comunque al 50% gli introiti". Ci sono poi le congetture di un altro pentito, Francesco De Felice che disse di essere sicuro che l’allora latitante Gaetano Beneduce si nascondeva proprio a Marano. A rafforzare la tesi dell’esistenza di ottimi rapporti tra i due clan, poi, c’è la stessa Antimafia partenopea: "Giova ribadire l’esistenza di un’alleanza criminale o, quantomeno, rapporto di ottima convivenza sul territorio di Quarto tra il clan Polverino e gli uomini del clan Beneduce-Longobardi tra i quali Carmine Riccio”.  

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