(Pubblicato su Cronache di Napoli del 9 marzo 2012)
QUARTO
(Alessandro
Napolitano) – A svelare nuovi retroscena e segreti del clan
Polverino non c'è solo Roberto Perrone, dallo scorso luglio
collaboratore di giustizia ed ex “ras” dell'organizzazione. Tra
chi ha deciso di passare dalla parte dello Stato c'è anche un altro
affiliato al clan, Gaetano D'Ausilio, 40 anni, detto “musullin”.
L'uomo, dunque, è andato ad allungare la lista di chi, una volta
appartenente a pieno titolo all'organizzazione criminale, si è poi
pentito, svelando particolari sugli affari sporchi del clan. Una
lista già composta da Giovanni Piana, Massimo Tipaldi, Domenico
Verde e dall'estate scorsa anche da Roberto Perrone e Gaetano
D'Ausilio. Nato a Quarto nel 1971, “musullin” sarebbe un
affiliato “storico” del clan. Nel maggio di un anno fa è finito in
carcere con l'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso,
traffico di stupefacenti e concorso in tentata estorsione aggravata.
Gaetano D'Ausilio verrà riconosciuto da alcuni imprenditori vittime
del clan Polverino i quali lo indicheranno come “un delinquente ben
conosciuto in zona”. Secondo i magistrati dell'Antimafia, Gaetano
D'Ausilio "viene certamente identificato a seguito dei plurimi
dialoghi intercettati a bordo delle vetture in uso a Pataniello
(Salvatore Liccardi, ndr) poiché la sua voce è ben nota ai
Carabinieri per pregresse attività d’intercettazione. Nel corso
delle “ambientali”, inoltre, il D'Ausilio viene indicato col
proprio nome di battesimo". In una delle tante lettere che
Roberto Perrone scriveva dal carcere durante la sua detenzione,
quella terminata nel 2008 e durata 8 anni, questi chiede a Salvatore
Liccardi come mai lo stesso D'Ausilio non avesse ancora risposto ad
una precedente missiva, inviata all'indirizzo della sua fidanzata. Un
escamotage noto agli inquirenti, quello di inviare lettere ad
indirizzi diversi da quelli dei destinatari reali o con mittenti che
in realtà non corrispondono alla realtà. Avviene anche nel caso dei
messaggi epistolari tra Perrone e D'Ausilio. Quest ultimo, facendo
partire una lettera dall'indirizzo della fidanzata, chiama Perrone
“carissimo zione” raccontando poi di essere in compagnia di
Salvatore Liccardi e, come dicono i magistrati, "scherzando
afferma che quest’ultimo detta e lui scrive". Altro nome di
battaglia di Gaetano D'Ausilio è "il maligno". E' così
che lo chiama Liccardi in una delle tantissime lettere finite poi
nelle mani degli inquirenti. In una di queste ed indirizzata a
Perrone, Pataniello scrive: "al riguardo del malignio stai senza
pensiero lo messo x la strada buona alla fine e bravo. Anche gigino
sta andando x la strada giusta e i consigli che li sto dando ne fa
tesoro". Il “gigino” sarebbe Luigi Carandente Tartaglia,
detto “giggin 'a guerr”, arrestato assieme a Liccardi nel
settembre scorso. Era il suo vivandiere durante la latitanza. Un uomo
perfettamente inserito nel clan, dunque ed ora pronto a raccontare ai
magistrati le “sue” verità.
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