sabato 10 marzo 2012

Clan Polverino, si pente un altro affiliato. Gaetano D'Ausilio pronto a rivelare nuovi segreti

(Pubblicato su Cronache di Napoli del 9 marzo 2012) 


QUARTO 
(Alessandro Napolitano) – A svelare nuovi retroscena e segreti del clan Polverino non c'è solo Roberto Perrone, dallo scorso luglio collaboratore di giustizia ed ex “ras” dell'organizzazione. Tra chi ha deciso di passare dalla parte dello Stato c'è anche un altro affiliato al clan, Gaetano D'Ausilio, 40 anni, detto “musullin”. L'uomo, dunque, è andato ad allungare la lista di chi, una volta appartenente a pieno titolo all'organizzazione criminale, si è poi pentito, svelando particolari sugli affari sporchi del clan. Una lista già composta da Giovanni Piana, Massimo Tipaldi, Domenico Verde e dall'estate scorsa anche da Roberto Perrone e Gaetano D'Ausilio. Nato a Quarto nel 1971, “musullin” sarebbe un affiliato “storico” del clan. Nel maggio di un anno fa è finito in carcere con l'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico di stupefacenti e concorso in tentata estorsione aggravata. Gaetano D'Ausilio verrà riconosciuto da alcuni imprenditori vittime del clan Polverino i quali lo indicheranno come “un delinquente ben conosciuto in zona”. Secondo i magistrati dell'Antimafia, Gaetano D'Ausilio "viene certamente identificato a seguito dei plurimi dialoghi intercettati a bordo delle vetture in uso a Pataniello (Salvatore Liccardi, ndr) poiché la sua voce è ben nota ai Carabinieri per pregresse attività d’intercettazione. Nel corso delle “ambientali”, inoltre, il D'Ausilio viene indicato col proprio nome di battesimo". In una delle tante lettere che Roberto Perrone scriveva dal carcere durante la sua detenzione, quella terminata nel 2008 e durata 8 anni, questi chiede a Salvatore Liccardi come mai lo stesso D'Ausilio non avesse ancora risposto ad una precedente missiva, inviata all'indirizzo della sua fidanzata. Un escamotage noto agli inquirenti, quello di inviare lettere ad indirizzi diversi da quelli dei destinatari reali o con mittenti che in realtà non corrispondono alla realtà. Avviene anche nel caso dei messaggi epistolari tra Perrone e D'Ausilio. Quest ultimo, facendo partire una lettera dall'indirizzo della fidanzata, chiama Perrone “carissimo zione” raccontando poi di essere in compagnia di Salvatore Liccardi e, come dicono i magistrati, "scherzando afferma che quest’ultimo detta e lui scrive". Altro nome di battaglia di Gaetano D'Ausilio è "il maligno". E' così che lo chiama Liccardi in una delle tantissime lettere finite poi nelle mani degli inquirenti. In una di queste ed indirizzata a Perrone, Pataniello scrive: "al riguardo del malignio stai senza pensiero lo messo x la strada buona alla fine e bravo. Anche gigino sta andando x la strada giusta e i consigli che li sto dando ne fa tesoro". Il “gigino” sarebbe Luigi Carandente Tartaglia, detto “giggin 'a guerr”, arrestato assieme a Liccardi nel settembre scorso. Era il suo vivandiere durante la latitanza. Un uomo perfettamente inserito nel clan, dunque ed ora pronto a raccontare ai magistrati le “sue” verità.  

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