giovedì 8 marzo 2012

"E' finita". Il boss Polverino in manette. Tutti i particolari dell'operazione


(Pubblicato su Cronache di Napoli del 8marzo 2012)



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Il boss Giuseppe Polverino in manette. Era latitante dal 2006
di Alessandro Napolitano

“E' finita”. Giuseppe Polverino, l'introvabile boss che per sei anni era riuscito a sfuggire all'arresto, non ha pronunciato altro una volta aver capito che per lui non c'era più scampo. Attorniato da decine tra carabinieri e uomini della Guardia Civil spagnola, si è lasciato ammanettare. Così come l'uomo che era con lui, Raffaele Vallefuoco, anch'egli ricercato da tempo. Cala il sipario, dunque, sulla lunga latitanza di Peppe 'o barone, così come nell'ambiente criminale era conosciuto. L'importantissimo arresto è avvenuto a Jerez de la Frontera, in Spagna. Era qui che il boss si stava nascondendo assieme  Vallefuoco. Inutile mostrare ai carabinieri carte d'identità false. I militari non avevano dubbi. Si trattava della “primula rossa” del clan che porta il suo nome. Uscito dalla sua abitazione, all'interno di un residence di lusso, Polverino si stava incamminando assieme a Raffaele Vallefuoco quando, forse insospettito dalla presenza di molti visi sconosciuti, ha iniziato ad allungare il passo, fino ad accennare ad una timida corsa. Un tentativo di fuga inutile. Attorno a lui solo carabinieri e uomini delle Guardia Civil. Ha mostrato una carta d'identità, come ha fatto Vallefuoco. Non è servito a molto. Per chi lo stava braccando da tempo era solo un escamotage per sfuggire a controlli ordinari. Non certo di quelli del piccolo esercito che oramai gli soffiava sul collo. Non appena i carabinieri lo hanno invitato a salire su una delle tante auto civetta, sicuro che di lì a poco sarebbe scattato l'incontrovertibile esame delle impronte digitali, si è rassegnato, fino a pronunciare le laconiche parole oramai da ex boss della camorra: “E' finita”. Scena muta, invece, per Raffaele Vallefuoco. Rispetto per il boss, forse. O anche una percezione della realtà che ancora doveva diventare nitida. Per entrambi la lunga vita da latitanti d'oro, tra agi e ricchezze, sarebbe appartenuta da quel momento in poi solo al passato. Come da prassi è scattata la perquisizione nell'abitazione utilizzata da Polverino come covo. I militari hanno trovato ciò che confermerebbe la vera natura dell'uomo Polverino, un criminale astuto, intelligente e che ben sapeva come sfuggire ad intercettazioni ambientali e telefoniche: un “pizzino”. Un foglio di carta scritto a mano, con inchiostro nero. Un'indicazione arrivata dall'Italia e riguardante un affare da concludere, nonché alcune informazioni su uno degli affiliati al clan. Proprio come usano fare i mafiosi, Giuseppe Polverino utilizzava “pizzini” di carta per comunicare con i suoi uomini a migliaia di chilometri. Qualcuno deve averglielo recapitato di recente. Non ne hanno dubbi gli inquirenti. D'altronde il boss era proprio in procinto di organizzare un altro affare quando è stato arrestato. Un affare ovviamente legato al traffico di hashish, dalla Spagna all'Italia. Un carico di droga che probabilmente non arriverà mai a destinazione. In Italia, invece arriveranno nei prossimi giorni i due finiti in manette dopo anni. Raffaele Vallefuoco, 38 anni, detto 'o ricchione, avrebbe continuato a svolgere al fianco del boss un ruolo determinate per quanto riguarda il traffico internazionale di hashish. Dopo l'arresto di Domenico Verde (poi diventato collaboratore di giustizia) nel dicembre del 2009, sarebbe stato Vallefuoco il più fidato collaboratore di Peppe 'o barone. Era lui a mantenere la contabilità dei traffici, secondo lo stesso pentito Verde, nonchè  organizzatore delle così dette "puntate". Il sistema lo descrive il pentito: "La somma versata da ciascuno viene scritta su un foglio di carta che viene custodito da Vallefuoco Raffaele fino a quando la droga arriva in Italia". 

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