sabato 17 marzo 2012

Guerra tra spacciatori, il "sistema" detta legge: auto in fiamme e tre arresti

(Pubblicato su Cronache di Napoli del 16 marzo 2012)

POZZUOLI (Alessandro Napolitano) – Gli hanno imposto di spacciare hashish solamente per conto del “sistema”, impedendogli di farlo in proprio. Per “convincerlo” non hanno esitato ad incendiargli l'auto di notte. E' quanto hanno ricostruito i carabinieri del Nucleo Operativo di Pozzuoli, assieme ai colleghi della stazione di Monterusciello. In carcere sono finite tre persone ritenute affiliate al clan Longobardi-Beneduce, in particolare all'ala quartese dell'organizzazione. Si tratta di Gennaro Carnevale, 22enne residente in via De Chirico, nel quartiere di Monterusciello; Luca Salvati, anch'egli di 22 anni, ma residente a Quarto in via De Gasperi, meglio nota come Rione 219 e Giulio  De Maria, 36enne, sempre di via De Gasperi. A far scattare le indagini è stata la stessa vittima dell'incendio dell'auto, un 32enne di Pozzuoli. L'uomo avrebbe voluto spacciare hashish senza dover corrispondere alcuna somma di denaro agli affiliati del clan. Stesso discorso per quanto riguardava il procacciamento dello stupefacente. Se non si fosse rivolto agli appartenenti al “sistema” non avrebbe potuto vendere nulla. Un permesso obbligatorio, dunque, senza il quale non avrebbe potuto operare. L'imposizione da parte degli affiliati all'ala quartese del clan sarebbe nata inizialmente con piccole intimidazioni verbali, fino ad arrivare all'attentato incendiario di martedì notte. Il pusher di Pozzuoli vide con i suoi occhi i tre appartenenti al sodalizio criminale mentre cercavano di appiccare le fiamme alla sue vettura. Per un po' ha dubitato sul da farsi: tacere dell'accaduto o raccontare tutto ai carabinieri, nonostante la sua attività illecita alla base dell'attentato. Alla fine il 32enne ha deciso per la prima ipotesi, recandosi in caserma e denunciare quanto subito. Il 32enne “ribelle” avrebbe quindi descritto con dovizia di particolari i tre che avevano appiccato le fiamme, fornendo dati utili alla loro identificazione. I carabinieri avevano però già intuito di chi si trattasse, facendo subito partire le indagini. Queste avrebbero portato nel giro di pochissimo tempo al fermo dei tre. I primi ad essere fermati sono stati i due 22enni, raggiunti dai militari nelle rispettive abitazioni di Monterusciello e di Quarto. I carabinieri, però, non erano riusciti a trovare a casa sua Giulio De Maria. Sapendo però che per lui oramai le cose si stavano per mettere malissimo e avendo saputo del fermo degli altri due affiliati al clan, si è convinto a costituirsi, recandosi spontaneamente presso la tenenza dei carabinieri di Quarto, in corso Italia. Qui si è lasciato ammanettare, raggiungendo dopo poco gli altri due “colleghi”, nel carcere napoletano di Poggioreale. Nonostante, dunque, arresti continui, processi e sentenze di condanna, sembra che il “sistema” legato ai Longobardi-Beneduce sia ancora attivo, soprattutto per ciò che riguarda lo spaccio di stupefacenti. Per il clan l'attività non può avere rivali né concorrenza. Chi voglia guadagnare con la droga deve prima godere dell'assenso della camorra locale. 

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