sabato 21 aprile 2012

Ospitò in casa il latitante Liccardi, guardia giurata perde lavoro e porto d'armi

(Pubblicato su Cronache di Napoli del 20 aprile 2012)

POZZUOLI (Alessandro Napolitano) – Avrebbe ospitato nella propria abitazione un latitante di primissimo piano legato al clan Polverino, perdendo così la qualifica di guardia giurata ed il porto d'armi. Ieri è arrivata la sentenza che respinge il suo ricorso contro la Prefettura ed il Ministero dell'Interno. Non potrà più lavorare come guardia giurata, tanto meno potrà portare con sé una pistola. Il latitante è considerato un elementi di primissimo piano del clan guidato dal boss Giuseppe Polverino, vale a dire Salvatore Liccardi, alias “pataniello”, detenuto da oramai da otto mesi ed accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, traffico di stupefacenti e altro. La guardia giurata, S.G. Era impiegato dal 1988 presso una delle più importanti società di vigilanza privata. Dopo la cattura di Salvatore Liccardi, nel settembre scorso e dopo che l'uomo si era resi irreperibile in seguito ad un'ordinanza di custodia cautela emessa a suo carico, a fare luce sui retroscena del clan Polverino ci hanno pensato anche diversi collaboratori di giustizia. Uno di questi avrebbe raccontato di come la guardia giurata avesse favorito la latitanza di salvatore Liccardi. Da qui la decisione da parte del Ministero dell'Interno e della Prefettura. Oltre al coinvolgimento del vigilantes in un procedimento penale, è arrivata anche la “parte” amministrativa, con la sospensione dell'uomo dal suo lavoro. Contro quest'ultima decisione la guardia giurata ha fatto ricorso al Tribunale Amministrativo della Campania. La Quinta Sezione ha spiegato che “i requisiti attitudinali o di affidabilità dei richiedenti di tali licenze devono pur sempre essere desunti da condotte del soggetto interessato, anche diverse da quelle aventi rilievo penale e accertate in sede penale, ma devono essere significative in rapporto al tipo di funzione o di attività da svolgere”. In pratica il vigilantes non avrebbe avuto una condotta cristallina, avendo avuto contatti un po' troppo ravvicinati con un ricercato legato alla camorra. Aggiungono i giudici della Quinta Sezione, riferendosi sempre al vigilantes: “non solo aveva ospitato un latitante esponente di spicco del clan Polverino nella propria abitazione oggetto di dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia, ma veniva anche trovato in possesso di un fucile privo di matricola appartenuto in vita ad un suo omonimo, dovendosi conseguentemente propendere per un sicuro rilievo negativo della propria personalità in termini di inclinazione alla illegalità”.

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